Il racconto dell'incubo (1-33) |
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"Amico mio, perché i grandi dei erano a consulto tra loro?". | |
lacuna di ca. 35 righe Il racconto del sogno di Enkidu è conservato nella III tavola dell'epopea ittita, e nella tavoletta di Megiddo di epoca mediobabilonese (p. 121 Sap 2001, adatt. T.Porzano): «Ascoltami, amico mio: ho visto un sogno
nella mia notte. |
Enkidu si rivolge alla porta (37-64) [Commento] |
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Enkidu
sollevò i suoi occhi, alla porta rivolge la parola come [ ]: "O porta di montagna, sei proprio insipiente |
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non hai intelligenza; Eppure io per venti leghe ho selezionato per te il legno, finché non ho trovato uno splendido cedro. Nessun legno può eguagliarti, la tua altezza è di sei spanne, la tua larghezza di due spanne, |
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la tua soglia, il tuo cardine superiore e il
tuo stipite inferiore sono fatti di un solo legno; ti ho fatto io, io ti ho portato a Nippur; ricorda, o porta, io ti ho fatto un favore, |
45 |
il cindolo ho trascinato fino al tempio di Shamash, nel tempio di Shamash ti ho innalzato [ ] [ ] io stesso ti ho posto come porta di Shamash; [ ] |
50 |
ti ho lavorato e fatto degna degli dei; e ad Uruk [ ]. An e Ishtar e [ ] poiché [ ]. Ora, o porta, sono stato io che ti ho fatto, |
55 |
sono stato io che ti ho portato a Nippur. Eppure il re che verrà dopo di me, passerà attraverso di te, Gilgamesh passerà attraverso i tuoi stipiti, egli cancellerà il mio nome e vi apporrà il proprio". Egli (=Enkidu) abbatté la porta e la ridusse in pezzi. |
60 |
Preoccupazione di Gilgamesh (65-86) |
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Egli però ascoltava le sue parole e subito [
], Gilgamesh ascoltava le parole di Enkidu suo amico, ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. Gilgamesh aprì la sua bocca, così parlò ad Enkidu: "Tu eri sempre così magnanimo e costante, |
65 |
Perché, amico mio, il tuo cuore ha detto cose
insensate? Il sogno che tu hai avuto è prezioso, ma la paura è grande; le tue labbra tremolano come mosche; la paura è grande, ma il tuo sogno è prezioso: |
70 |
essi hanno predetto dolore per l'uomo. Io andrò e offrirò preghiere a grandi dei; io andrò alla ricerca della tua dea, implorerò il tuo dio; per Enlil, il consigliere, il padre degli dei, ti farò una statua d'oro senza badare a spese |
75 |
[ ] non ti preoccupare, l'oro sarà abbondante". Le parole che egli pronunciò non erano come acqua di
pozzo, |
80 |
Ma l'amico non ascoltava le parole di Gilgamesh, mentre attorno a loro due la gente si accalcava come fossero uccelli. |
85 |
Enkidu maledice il cacciatore e la prostituta (87-128) |
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Quando l'alba spuntò, Enkidu sollevò la sua testa e si rivolse piangendo a Shamash; le sue lacrime scorrevano davanti allo splendore del Sole: |
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"Io mi rivolgo a te, o Shamash,
a seguito dell'azione a me ostile, (a causa del) cacciatore, il girovago, che non mi ha trattato come il mio amico: possa il cacciatore non essere equiparato al suo amico, possa egli perdere i suoi guadagni, che le sue forze diminuiscano; |
90 |
egli ha tolto infatti dal tuo cospetto la sua
quota (offerta), non lo ammettere alla tua presenza, fallo uscire dalla finestra". Dopo che ebbe maledetto il cacciatore
secondo i desideri "Vieni, Shamkat, voglio fissarti il destino! |
95 |
Un destino che mai si attenui, che duri per
sempre! Io ti voglio maledire con una grande maledizione! Le mie maledizioni possano colpirti all'istante. Tu non farai della tua casa una casa di prosperità; tu non amerai i giovani pieni di vita; |
100 |
tu non li farai entrare nella casa delle
donne; che la tua bella vulva sia sporca di escrementi; il beone possa insozzare i tuoi vestiti di festa con il suo vomito; non otterrai [ ] le cose belle; i tuoi cosmetici saranno la grezza creta del vasaio; |
105 |
mai otterrai il puro olio profumato; i giudici [ ]; puro argento, la ricchezza degli uomini, non sarà mai |
110 |
il deserto sia il luogo dove tu dormi; all'ombra delle mura tu possa sedere; possano rovi e spine circondare i tuoi piedi; il bevitore e l'assetato possano colpire le tue guance; [ ] possa ruggire contro di te; |
115 |
il costruttore non stucchi le mura della tua
casa; sul tetto della tua casa possano annidare i gufi; nella tua casa non ci sia mai festa; [ ] del tuo amante; |
120 |
colui che penetra nella (tua) vulva possa
prendere la sifilide, la sifilide che alberga nella tua vulva possa essere il suo dono, perché tu hai sedotto me, il puro, all'insaputa di mia moglie, e poiché tu hai peccato contro di me, il puro, nella mia steppa". |
125 |
Shamash rimprovera Enkidu che si ravvede (129-160) |
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Shamash ascoltò le parole pronunciate dalla sua bocca | |
e immediatamente un grido dal cielo scese per
lui:
"Perché, o Enkidu,
stai maledicendo la mia prostituta |
130 |
è lei infine che scelse per te come compagno
il buon Gilgamesh;
ed ora Gilgamesh,
che è il tuo amico amato, |
135 |
I re della terra baceranno i tuoi piedi, ed egli farà in modo che il popolo di Uruk possa piangerti, possa emettere lamenti per te; e gli uomini robusti si caricheranno il fardello per te; e per quanto riguarda se stesso egli trascurerà il suo aspetto dopo la tua morte, con indosso soltanto una pelle di leone egli vagherà nella steppa". |
140 |
Udì Enkidu
le parole del guerriero Shamash; la sua ira si calmò, il suo cuore si placò; la sua rabbia scomparì. [ ]. Egli si rivolse alla prostituta Shamkat; così le parlò: |
145 |
"Vieni, o Shamkat,
voglio cambiare il tuo destino, le mie parole di maledizione contro di te possano mutarsi in parole di benedizione. I governatori e i principi possano amarti; |
150 |
il comandante non arretri davanti a te, voglia
slacciare la sua cintura per te; che ti porti in dono ossidiana, lapislazzuli e oro; anelli e collane possa egli donarti; e per lui possa scendere la pioggia e i suoi magazzini essere stracolmi; il divinatore possa condurti alla Casa degli dei; |
155 |
e a causa tua possa venir trascurata la madre
di sette figli, la moglie". |
160 |
Enkidu sogna il regno dei morti (161-255) |
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Giaceva Enkidu,
il suo corpo era ammalato; egli giaceva tutto solo; Ciò che opprimeva il suo cuore, lo comunicò al suo amico: "Ascoltami, amico! Ho avuto un sogno questa notte: |
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il cielo parlò, la terra rispose; ed io mi trovavo tra loro. Vi era un giovane, la cui faccia era al buio, il suo aspetto era simile a quello di Anzu; egli aveva le zampe di un leone; |
165 |
egli aveva gli artigli di un'aquila;
egli mi prese per la chioma, usandomi violenza; |
170 |
egli strinse con una presa di ferro tutto il
mio corpo.
(Io gridai): "Salvami amico"; ma tu non mi hai
salvato. lacuna di 3 righe [ ] egli mi trasformò in una colomba; |
175 |
nella casa della quale chi entra non può più
uscire, per una via che non si può percorrere indietro, nella Casa in cui gli abitanti sono privati della luce; dove il cibo è polvere, il pane è argilla; essi sono vestiti come gli uccelli, ricoperti di piume; essi non vedono la luce, essi siedono nelle tenebre. |
185 |
Nella Casa
della polvere, dove io entrai, sollevai il mio sguardo e vidi le corone che vi erano ammucchiate; osservai le corone di coloro che avevano governato la terra da tempi immemorabili; davanti ad An ed Enlil essi avevano deposto carne arrostita; |
190 |
avevano deposto pane cotto, ed acqua fresca
avevano fatto scorrere dai loro otri. Nella Casa
della polvere dove io entrai |
195 |
lì abita pure Etana
e vi risiede il dio Sumuqan. Vi abita la regina degli Inferi, la divina Ereshkigal. Belet-Seri, la dea scriba degli inferi è inginocchiata davanti a lei; essa tiene alzata una tavoletta e legge ad alta voce a lei. Questa sollevò il suo capo e mi guardò: |
200 |
"Chi ha preso quest'uomo?"
lacuna di 48 righe (parla ancora Enkidu) Di me che ho vissuto con te ogni sorta di faticose avventura, |
205 |
ricordati, o amico mio, non dimenticare tutto
ciò che io ho patito". |
255 |
La fine dell'amico è vicina (256-271) |
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(commento di Gilgamesh)
"Il mio amico ha visto un sogno indecifrabile". Il giorno in cui egli aveva visto tale sogno volse alla
fine. |
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Il terzo giorno e il quarto giorno, quando
questi giaceva nel letto, la malattia di Enkidu si aggravò, le sue forze si affievolirono; il quinto giorno, il sesto giorno e il settimo giorno, l'ottavo giorno, il nono giorno, il decimo giorno, la malattia di Enkidu si aggravò, le sue forze si affievolirono; l'undicesimo giorno e il dodicesimo giorno la malattia di Enkidu si aggravò, le sue forze si affievolirono; |
260 |
Enkidu
allora si sollevò dal letto e chiamò forte Gilgamesh e [ ] "Il mio amico mi sta maledicendo [ ] |
265 |
il mio amico, che nella guerra mi salvò, ora
mi ha abbandonato ora io [ ] lacuna di 30 righe |
270 |
Commento (vv. 37-64)
Il vaneggiamento pronunciato da Enkidu contro la porta costituisce uno degli episodi di più complessa interpretazione, dovuta anche allo stato di grave frammentazione del documento originale.
Secondo Pettinato, al termine della prima delle tre maledizioni (le altre due sono rivolte al cacciatore e a Shamkhat) Enkidu abbatte la porta. Tuttavia la distruzione della porta sacra rimane a puro livello intenzionale in versioni alternative come, per esempio, quella di Saporetti:
"O porta della foresta, sei proprio insipiente |
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non hai intelligenza;
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40 |
la tua soglia, il tuo cardine superiore e il tuo stipite
inferiore
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45 |
fare salire una zattera fino al tempio di Shamash,
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50 |
gli dei;
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55 |
sono stato io che ti ho portato [...] dentro te
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60 |
In questa traduzione (pp. 121-122 Sap 2001, adatt. T. Porzano) la porta non viene più trasportata a Nippur, dove era destinata al santuario di Enlil, ma a Uruk. L'offesa di Enkidu alla porta sacra avviene prima minacciandola con un'ascia, poi consacrandola - novità! - al demone Anzu. Il gesto sacrilego si dovrà compiere di fronte a Ishtar (An sparisce nella versione di Saporetti). Tuttavia Enkidu recupera lucidità e consacra a Gilgamesh la porta - tanto Enlil non avrebbe apprezzato! A questo punto non avrebbe alcun senso un nuovo ripensamento di Enkidu e Saporetti, pur non traducendo, elimina l'atto di violenza contro la porta
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