La Foresta dei Cedri (1-11) [Commento] |
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Essi stavano ai margini della Foresta, osservavano meravigliati l'altezza dei cedri; erano come estasiati all'entrata del bosco, dove Khubaba andando e venendo provoca terremoti: |
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i sentieri erano ben tratteggiati e la via era
eccellente; essi guardarono la montagna dei cedri, il luogo dove dimorano gli dei, il santuario di Irnini; i cedri si alzavano maestosi e lussureggianti sulla montagna, la loro ombra era gradevole, dava felicità a chi vi entrava; il terreno era pieno di cespugli che riempivano tutta la Foresta; |
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si annidava nella Foresta
anche l'albero profumato; un fossato per una lunghezza di una doppia ora di viaggio circondava la Foresta. |
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Reazione del guardiano della foresta (12-17) [Commento] |
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Subito dopo che le spade [ ] e fuori dalle guaine [ ], la lega di metallo spalmata di [ ] Pugnali, spade, [ ] |
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Uno solo [ ] essi portavano [ ] Khubaba
fece udire la sua voce e disse: |
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Maledizione di Khubaba (18-49) |
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Khubaba
fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh:
"O Gilgamesh, lo stupido e l'idiota dovrebbero interrogarsi. |
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Perché sei venuto da me? Il tuo amico, o Enkidu, (hai condotto) alla mia presenza, proprio tu, figlio di pesci, che non conosci tuo padre, (e sei simile) alle tartarughe piccole e grandi che non hanno succhiato il latte alle loro madri! |
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Quand'eri ancora piccolo, ti ho scorto e non
ti ho ritenuto degno di avvicinarmi a te! Anche se io ti uccidessi, come potrei soddisfare il mio stomaco? Perché hai condotto Gilgamesh alla mia presenza? Prima che tu entrassi con uno straniero, tuo amico, avrei dovuto mordere la gola e la nuca di Gilgamesh; |
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avrei dovuto dare la tua carne in pasto ai
serpenti volanti, alle aquile e agli avvoltoi!". Gilgamesh
fece udire la sua voce e così parlò rivolgendosi "Amico mio, il volto di Khubaba
è completamente |
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Enkidu
fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh:
"Amico mio, perché parli come un codardo? Non volgere i tuoi passi, non tornare indietro!"[ ] |
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lacuna di ca. 15 righe |
Il vittorioso scontro con il mostro Khubaba (50-62) |
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Egli colpì la sua testa e gli si parò
davanti; sotto la pressione dei loro talloni la terra si divise, a causa del loro saltellare Sirara e Libano furono spaccati in due. Le nuvole bianche divennero nere, |
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morte scese giù su di essi come la nebbia.
Shamash
chiamò grandi venti di tempesta contro Khubaba: |
55 |
tredici
venti insorsero contro di lui e il viso di Khubaba si oscurò: egli non poteva avanzare ne poteva indietreggiare, così le armi di Gilgamesh ebbero successo contro Khubaba. |
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Le lusinghe pericolose di Khubaba ormai vinto (63-214) |
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Khubaba,
cercando si salvarsi, si rivolse a Gilgamesh: "Gilgamesh, tu sei piccolo: tua madre ti ha appena partorito, |
63 |
e tu sei il seme di Lugalbanda.
Tu ti sei sollevato per volere
di Shamash,
Signore |
65 |
Gilgamesh
[ ] io mi metterò a tua disposizione [ ] tu avrai per te tutti gli alberi che vorrai, ti riserverò come dono speciale il mirto, [ ] tronchi di legno che siano orgoglio del tuo palazzo". |
70 |
Enkidu
fece udire la sua parola e disse, così parlò a Gilgamesh: "Amico mio, non ascoltare le parole di Khubaba |
75 |
lacuna di ca. 20 righe | |
(parla Khubaba)
"Tu hai scoperto le leggi della mia Foresta,
le leggi |
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e dì a Gilgamesh
di risparmiare la mia vita".
Enkidu
fece udire la sua voce e parlò, così disse "Amico mio, Khubaba,
il guardiano della Foresta
dei Cedri, |
105 |
e gli dei siano pieni di collera con noi [ ], Enlil, a Nippur, Shamash a Sippar. [ ] Fa ciò ad eterna memoria [ ], come Gilgamesh sgozzò Khubaba [ ]". Khubaba però udì e [ ] |
110 |
[ ] Khubaba | 115 |
lacuna di ca. 62 righe | |
Ora, o Enkidu,
sta a te decidere la mia sorte e dì a Gilgamesh di risparmiare la mia vita". |
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Enkidu
fece udire la sua voce e parlò, così disse a Gilgamesh: "Amico mio, Khubaba,
il guardiano della Foresta
dei Cedri, |
180 |
come Gilgamesh
sgozzò Khubaba
[ ]".
Khubaba però udì e [ ] |
185 |
lacuna di ca. 23 righe | |
(parla Khubaba)
"Nessuno dei due deve sopravvivere al suo amico; Enkidu
fece udire la sua voce e parlò, così disse "Amico mio, io parlo a te, ma tu non mi ascolti! |
210 |
lacuna di ca. 40 righe Lo sviluppo dell'azione si può ritrovare su alcune tavolette appartenenti al poema paleobabilonese (tavoletta di Chicago). Da questo si apprende che Khubaba viene uccisio dal duo di eroi: mentre Gilgamesh lo colpisce alla nuca, Enkidu gli trafigge il cuore). |
Gilgamesh ed Enkidu tagliano i cedri (255-266) |
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[ ] le scaglie degli alberi.
Gilgamesh
abbatte gli alberi; Enkidu
raccoglie i ciocchi. "Amico mio, è stato abbattuto il meraviglioso
cedro, |
255 |
Io voglio fare con esso una porta la cui
altezza sia sei volte dodici spanne, la cui larghezza due volte dodici spanne, una spanna sia il suo spessore; la cui spranga, il suo cardine inferiore, il suo cardine superiore siano ognuno di una spanna. Che sia trasportata a Nippur, l'Eufrate possa trascinarla; che a Nippur [ ]". Allora essi approntarono un cindolo e lo immersero |
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Enkidu
lo guida [ ] mentre Gilgamesh tiene alta la testa di Khubaba. |
265 |
Commento (vv. 1-11)
La Foresta dei Cedri era localizzata nell'alta Siria vicino a Ebla, città nota già nel III millennio a.C. per il commercio di legname con la Mesopotamia e con l'Egitto. Leggiamo da un'iscrizione incisa su una statua raffigurante Gudea (ca. 2130 a.C) l'arrivo a Lagash di pregiati legnami per edilizia «dalla città di Urshu, dalle alte terre di Ebla» (p. 243 Mat 1995). Nel mito del viaggio di Nanna a Nippur si parla espressamente del legname proveniente dalla «foresta di Ebla» (p. 61 Mat 1995). Ma è in un'iscrizione attribuita a Sargon di Akkad (pervenutaci in una copia paleobabilonese) che Ebla è direttamente associata alla Foresta dei Cedri:
«Sargon, il re di Kish, vinse trentaquattro battaglie... Sargon al dio Dagan diede il paese superiore: Mari, Yarmuti, Ebla fino alla Foresta dei Cedri e ai Monti d'Argento» (riportato in Mat 1995 p. 60).
Insomma Ebla era un toponimo associato a una regione ricca di foreste e giacimenti minerari. Sappiamo che intorno al 2400 a.C. Ebla controllava le fonti di approvvigionamento del legno e dei metalli, particolarmente argento e rame sia verso la Mesopotamia sia verso l'Egitto. Questo controllo era garantito da due fattori. Il primo era la vicinanza geografica con le ricche foreste della regione pedemontana delle catene del Libano e della Palestina. Il secondo era l'ubicazione sulla direttrice di uno dei rari passaggi dalla valle dell'Eufrate e dall'altopiano siriano alla costa del Mediterraneo (p. 269 Mat 1995). Gli altri sbocchi sul Mediterraneo erano controllati da Aleppo (più a nord) e Qatna (più a sud).
E' probabile che proprio il controllo delle materie prime prime abbia provocato la dura reazione della potenza della nascente dinastia sargonide, attratta dagli enormi interessi economici in gioco in tutta l'area siriana.
Merita ricordare che, tra le migliaia di tavolette rinvenute negli archivi di Ebla (2400-2300 a.C.) vi sarebbe - ma non tutti gli studiosi sono concordi - il più antico documento in cui si parli di Gilgamesh. Da notare che nei sigilli reali eblaiti dell'età del Bronzo è molto frequente il motivo araldico di Gilgamesh (p. 103 Mat 1995). L'ipotesi che la saga di Gilgamesh nasca geograficamente là dove si credeva l'ubicazione della mitica Foresta dei Cedri è quantomeno suggestiva.
Commento (vv. 12-17)
Questa tavola, tra le più danneggiate, viene sovente integrata con passi tratti dal poemetto sumerico Gilgamesh e Huwawa (vv. 20-50) e dal poema paleobabilonese (tavolette di Yale e di Chicago). Huwawa è il nome sumerico di Khubaba (o Humbaba). Le integrazioni sono in linea di massima accettabili ma vanno ugualmente considerate le numerose differenze di contenuto di queste versioni più antiche.
Per esempio la missione ha un diverso obiettivo (il "mattone" della vita); Enkidu ha un ruolo più subalterno; i due eroi sono accompagnati da 50 giovani di Uruk; Utu (Shamash) invia una diversa masnada di alleati. Degni di nota sono poi, lo "svenimento" di Gilgamesh in battaglia; il suo "voltafaccia" nel secondo scontro; le allusioni di Gilgamesh alle sorelle (Enmebaragesi e Peshtur).
Fortunatamente il poemetto sumerico ci è giunto quasi integro e lo si può leggere come un'avventura a sé in forma più godibile rispetto ai miseri frammenti dell'edizione ninivita. Vi invito pertanto a leggerlo integralmente altrove come, per esempio, in Pon 2000 pp. 91-96 (La foresta dei Cedri).
Vedremo poi come un'analisi di Gilgamesh e Huwawa consentirà una maggiore comprensione di interessanti aspetti ontologici dell'epopea (tav. IX).
TAVOLE
I | II | III | IV | V | VI | VII | VIII | IX | X | XI | XII |