La dea Ishtar si innamora di Gilgamesh (1-21) |
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Egli lavò la sua sporcizia, fece brillare le
sue armi, ributtò i suoi capelli sulla schiena; gettò via i suoi sporchi vestiti e ne indossò di puliti, egli si rivestì dei paludamenti regali e li legò alla cintura. |
1 |
Gilgamesh
si pose sul capo la sua corona. Allora Ishtar, la principessa, volse gli occhi sulla bellezza di Gilgamesh: "Orsù Gilgamesh,
sii il mio amante! |
5 |
Ti farò preparare un carro di lapislazzuli e
dai finimenti d'oro, con ruote d'oro e corna di diamanti. Tu vi farai alloggiare i demoni Umu come fossero grandi muli! Entra nella nostra casa attraverso la fragranza del cedro. Quando tu entrerai nella nostra casa, |
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la soglia splendidamente dorata bacerà i tuoi
piedi! Re, nobili, principi si inchineranno davanti a te. Le genti della montagna ed il Paese ti saranno tributari; le tue pecore figlieranno trigemini, le tue capre gemelli, i tuoi puledri a pieno carico supereranno il mulo. |
15 |
I tuoi cavalli al carro correranno veloci, i tuoi buoi sotto il giogo saranno insuperabili". |
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Il rifiuto oltraggioso di Gilgamesh (22-79) |
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Gilgamesh
aprì la sua bocca e disse, così parlò alla principessa Ishtar: "Che cosa ti potrei dare in cambio dopo averti posseduta? |
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Anche se io ti dessi olio per il corpo e
vestiti, anche se ti dessi cibo e bevande, anche se ti procurassi cibo adatto agli dei, anche se ti procurassi bevande adatte ai re, anche se [ ] |
25 |
anche se ammassassi [ ] [ ] un vestito, cosa mi succederebbe dopo averti posseduta? |
30 |
un palazzo che schiaccia i propri guerrieri, un elefante che strappa la sua bardatura, pece che brucia l'uomo che la porta, un otre che inzuppa l'uomo che lo porta, calcare che fa crollare il muro di pietra, |
35 |
un ariete che distrugge le postazioni nemiche, una scarpa che morde il piede del suo portatore. A quale dei tuoi amanti sei rimasta per sempre fedele? |
40 |
quelli che tu hai ardentemente posseduto!
Dumuzi,
l'amore della tua giovinezza: Tu hai amato il variopinto uccello Alallu: |
45 |
egli si nasconde nei boschi gridando: "La
mia ala!".
Tu hai amato il leone dalla forza perfetta: tu hai amato il cavallo che esalta la battaglia, |
50 |
a correre per sette ore doppie lo hai
condannato, a bere acqua putrida lo hai condannato, di piangere sua madre Silili, gli hai assegnato come destino. Poi hai amato il pastore, il guardiano, |
55 |
ogni giorno egli per te sacrificava caprette, ciò nonostante lo hai percosso e lo hai cambiato in lupo: gli stessi suoi aiutanti ora lo cacciano via e i suoi cani gli mordono i polpacci. Tu hai amato anche Ishullanu, il giardiniere di tuo padre, |
60 |
che costantemente ti portava cesti pieni di
datteri, ogni giorno egli faceva splendere la tua tavola: tu hai alzato gli occhi verso di lui, ti sei avvicinata a lui, (dicendo): "Oh mio Ishullanu
fammi godere della tua virilità, |
65 |
Ishullanu
così ti rispose:
"Ma che cosa vuoi da me? |
70 |
Tu hai ascoltato quanto egli ti diceva, lo hai bastonato e lo hai mutato in una talpa, e lo hai lasciato vivere in mezzo alle difficoltà. L'asta non sale più, il secchio non scende più! E per quanto mi concerne, si! Tu mi amerai, ma poi |
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L'ira furibonda della dea (80-114) |
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Quando Ishtar
udì queste parole, Ishtar divenne furiosa e salì al cielo. Ishtar salì su e al cospetto di suo padre An cominciò a piangere, le sue lacrime scorrevano al cospetto di sua madre Antu: "Padre mio, Gilgamesh mi ha umiliata più e più volte! |
80 |
Gilgamesh
ha pronunziato ingiurie contro di me, ingiurie e offese contro di me!". An
aprì la sua bocca e disse, "Che! Non sei stata forse proprio tu a provocare il re Gilgamesh, |
85 |
sicché Gilgamesh
ha rivolto ingiurie contro di te, ingiurie e offese contro di te!". Ishtar
aprì la sua bocca e disse, "Padre mio, dammi per favore il Toro Celeste; |
90 |
voglio uccidere Gilgamesh
nella sua casa. Se tu non mi darai il Toro Celeste, allora io divellerò le porte degli Inferi, volgerò [ ] agli Inferi, farò risuscitare i morti in modo che essi mangino i vivi; |
95 |
allora i morti saranno più numerosi dei
vivi!".
An
aprì la sua bocca e disse, "Se io ti darò il Toro
Celeste che tu mi hai richiesto, |
100 |
Tu dovrai raccogliere paglia per gli uomini, io farò crescere erba per il bestiame! Ishtar
aprì la sua bocca e disse, "Padre mio, io ho raccolto paglia per gli uomini, |
105 |
ho procurato erba per il bestiame. Affinché nei sette anni di carestia siano saziati, io ho raccolto paglia per gli uomini, ho fatto crescere erba per il bestiame [ ] del Toro Celeste per lui". |
110 |
Il Toro Celeste (115-152) [Commento] |
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An
ascoltò le parole di Ishtar
sua figlia, ed affidò alle sue mani le redini del Toro Celeste, Ishtar lo prese in mano e lo guidò sulla terra. Quando il Toro Celeste arrivò nel paese di Uruk, cominciò a calpestare l'erba e il canneto; |
115 |
esso si recò al fiume Eufrate:
sette volte esso si immerse nel fiume: al primo sbuffo del Toro
Celeste una fossa si aprì, |
120 |
Al suo terzo sbuffo una fossa si aprì, ed Enkidu cadde in essa. Ma Enkidu ne uscì fuori. Enkidu
affrontò il Toro
Celeste e lo afferrò per le corna. |
125 |
Enkidu
aprì la sua bocca e disse, così parlò a Gilgamesh: "Amico mio, noi siamo stati troppo arroganti |
130 |
e la mia forza è stata eguagliata! Io voglio abbatterlo io [ ] io voglio afferrare il Toro Celeste per la coda, voglio riempire la terra con il suo sangue, |
135 |
in [ ] tra i tendini della nuca e le corna immergi la tua spada!". Enkidu
affrontò il Toro
Celeste, |
140 |
Enkidu
lo tenne fermo con le sue due mani, e Gilgamesh come un eroico macellaio colpì il Toro Celeste con mano ferma e sicura; egli immerse la tua spada tra le corna e i tendini della nuca. Quando essi ebbero abbattuto il Toro Celeste, essi estrassero |
145 |
il suo cuore, e lo deposero davanti a Shamash. Essi indietreggiarono pieni di timore, inginocchiandosi |
Trionfo di Gilgamesh e disperazione di Ishtar (153-182) |
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Ishtar
salì sulle mura di Uruk,
l'ovile. Essa si piegò su se stessa ed esplose in maledizioni: |
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"Gilgamesh,
proprio colui che mi ha umiliata, ha ucciso il Toro Celeste!". Enkidu
udì queste parole di Ishtar, "Se io ti potessi raggiungere, |
155 |
e appenderei i tuoi intestini alle tue
braccia!".
Ishtar
raccolse attorno a se le cortigiane, Gilgamesh dal canto suo raccolse gli artigiani, tutti gli armaioli, |
160 |
e gli artigiani ammirarono lo spessore delle
corna del Toro; di trenta mine di lapislazzuli esse erano fatte, di due dita era il loro spessore, esse avevano una capienza di sette gur di olio. Egli le donò per ungersi al suo dio Lugalbanda. |
165 |
Egli prese quindi, e le appese al letto del
capo-famiglia. Nell'Eufrate quindi essi si lavarono le mani, e tenendosi per mano, vennero cavalcando per la strada di Uruk. Il popolo di Uruk raccolto li guardava ammirato. |
170 |
Gilgamesh
allora alle ancelle del suo palazzo rivolse la parola: "Chi è il più splendido tra i giovani uomini? |
175 |
Gilgamesh
è il più possente tra i maschi!". Colei contro la quale la spalla del Toro Celeste, nella nostra rabbia abbiamo gettato, Ishtar non troverà per la strada nessuno che abbia un cuore benevolo per lei. Gilgamesh fece quindi una festa nel suo palazzo. |
180 |
Turbamento di Enkidu (183-189) |
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Essi giacciono, i giovani uomini giacciono nel
letto per la notte, |
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anche Enkidu
giace e ha un sogno. Enkidu svegliatosi racconta il sogno, lo riferisce al suo amico: "Amico mio, perché i grandi dei erano a consulto?". |
185 |
Commento al Toro Celeste (115-152)
Lo scontro contro il Toro Celeste è l’episodio chiave della saga. Uno dei passi migliori del poema per inventiva descrittiva e, solo in apparenza, meno ricco d’allusioni rispetto alle tavole successive. Sul piano avventuroso la saga raggiunge il suo apice attraverso una costruzione drammaturgica senza pari.
Ricapitoliamo i fatti: Ishtar respinta da Gilgamesh vuole rendere la pariglia al condottiero semidivino. Dunque implora l’aiuto del padre degli dei An. La richiesta non è da poco! Ishtar desidera che An spedisca sulla terra il magnifico Toro Celeste in missione punitiva. Ma il Toro è difficilmente controllabile ed An si oppone alla capricciosa richiesta. Il padre degli dei e degli uomini ragiona al modo di un agricoltore: il Toro calpesterà i raccolti e porterà la siccità. Ma Ishtar e decisa a tutto e rivela il suo lato malvagio, più celebrato nelle iscrizioni cuneiformi rispetto a quello idilliaco di dea dell’amore.
La dea non esita infatti a minacciare lo stesso An:
aprirò le porte dell’inferno e libererò i morti! Ishtar ha
grande influenza sul governo dell’oltretomba. E' sorella di Ereshkigal,
signora dell’ade mesopotamico. Da miti coevi sappiamo che Ishtar
fa spesso visita alla sorella - non senza creare scompiglio come
apprendiamo nel bellissimo mito della discesa
di Ishtar agli Inferi.
L'intimo legame di Ishtar con
l'oltretomba ci aiuta anche a comprendere il rifiuto di
Gilgamesh. "Ti farò preparare un carro di
lapislazzuli e dai finimenti d'oro, con ruote d'oro e corna di
diamanti" dice la dea promettendo gloria e ricchezza ma
aggiunge " tu vi farai alloggiare i demoni Umu come
fossero grandi muli". Da dove spuntano questi demoni? si chiede
Gilgamesh fiutando la trappola. Io non ce li voglio nella mia alcova
- sembra dire - mi sa che prometti sì gloria e potere, ma sul regno
delle ombre!
Ma torniamo all'ultimatum di Ishtar
al padre An. Non immaginatevi un ritorno
di morti viventi affamati di carne umana! L'intimidazione della dea
è assai più sottile. Se la terra si ripopolasse delle generazioni
defunte è chiaro che ci sarebbero più bocche da sfamare. Molte
più bocche da sfamare dato che i morti superano certamente
di numero i vivi. Quale catastrofe!
Chinatosi al volere della figlia crudele An libera dal guinzaglio il Toro del cielo. L’animata e sanguinosa azione successiva pare uscire dalla scena di una corrida. I due eroi seguono la tattica dei toreador prendendo il toro per le corna e per la coda e trafiggendolo con la spada sul capo. Gli affreschi della tauromachia egea mostrano come si sarebbe potuto svolgere lo scontro rituale col toro. Essi risalgono alla metà del secondo millennio a.C. e sono contemporanei alla redazione in lingua accadica del poema. Il bassorilievo a destra ritrae il famoso toro del cancello reale di Cnosso (immagine gentilmente concessa dal sito Minoan Civilization - The palace of Knossos).
Abbattuto il Toro celeste, Gilgamesh ed Enkidu ne aprono il fianco, estraggono il cuore offrendolo in dono al dio del sole Shamash. Ancora oggi, nella corrida andalusa [Kott, p. 90], il matador ha il diritto a tagliare le orecchie e talvolta la coda del toro ucciso come ricompensa per la sua cruenta esibizione. Invero l’eroe dell’arena ha il privilegio di poter offrire l’orecchio del toro alla dama prediletta. Anche Enkidu fa un dono a Ishtar - assai macabro - scagliandole la coscia destra del toro con effetti funesti sul seguito della vicenda.
La tauromachia presso i sumeri, come più tardi a Creta e nell’odierna penisola iberica, deve essere stata non soltanto uno spettacolo, ma anche una cerimonia rigorosa, densa di significati simbolici. Anche l’epilogo del combattimento è ricco di rituali: Ishtar intona un lamento attorniata da schiave e musici sui resti del Toro, mentre Gilgamesh con i suoi fabbri pesa le corna del Toro, un trofeo divino senza eguali. Solo a notte fonda, spente le libagioni per la vittoria, Enkidu si sveglia di soprassalto: “Ah, che sogno che ho fatto, tutti gli dei erano radunati in consiglio”. E si sa come nei miti sumerici il consiglio degli dei non rappresenti mai nulla di buono per gli uomini…
Una bella variante mitica sul Toro Celeste si ritrova nella discesa di Ishtar agli Inferi. Qui apprendiamo che la dea scende a portare le condoglianze alla sorella Ereshkigal signora dell'oltretomba. Ereshkigal ha appena perduto il marito Gugalanna, ovvero il Toro Celeste! Ma la signora dell'ade non gradirà la visita e cominceranno guai seri per Ishtar...
Il Toro Celeste in Grecia
A mio parere, uno splendido epigono del Toro celeste compare nel finale della tragedia Ippolito di Euripide. L'opera è un gioco allucinato di riferimenti incrociati che accennerò solo brevemente: Teseo, uccisore del Minotauro e sposo in seconde nozze di Fedra (sorella di Arianna nonché sorellastra del Minotauro), maledice il figlio Ippolito, accusato - ingiustamente - di incesto con la madre.
La maledizione scagliata dal furioso Teseo contro il figlio Ippolito si realizzerà nell'apocalittico assalto di un toro marino, sicario di Poseidone protettore di Teseo:
(parla un testimone oculare) Noi fummo presi da un'atroce paura, non si capiva da dove provenisse quel fragore. Volgiamo lo sguardo sul lido sbattuto dai marosi: un'onda gigantesca si stava levando sino al cielo. Poi gonfiandosi in un esplodere di schiume tutto intorno, per il ribollire del mare, l'onda avanza verso la spiaggia dove si trovava Ippolito e la sua quadriga; con la violenza della terza ondata, dai flutti viene proiettato fuori un toro, un mostro selvaggio. Tutta la terra si riempì di muggiti, che riecheggiavano in modo agghiacciante: ci si presentò agli occhi uno spettacolo che la vista non reggeva. E successe il caos… (vv. 1205-1230, traduzione di U. Albini, ed. Garzanti 1999, adattamento di T. Porzano)
Tutto nasce dai capricci di Afrodite indispettita dalla castità di Ippolito. Tale irrazionale capriccio è sintomatico della natura più arcaica e misteriosa delle divinità. Afrodite, come Ishtar, sconvolge la dimensione umana e razionale, lasciando inspiegabile desolazione e tragedia. Simile imperscrutabilità divina si ritrova nel Dioniso delle Baccanti - sempre di Euripide (ricordo che anche Dioniso si presenta con le fattezze di un toro emergente dalle acque alle argive che lo venerano, Cal 88, p. 59).
Secondo me il carattere della rappresentazione euripidea è una raffinatissima evoluzione della simbologia del fato. Il misteriosissimo toro di Poseidone non è solo una bellissima variazione rispetto alla materialità del Toro Celeste o del Minotauro. Il mostro taurino della terza onda (che è proverbialmente la più violenta e infausta) scatena le paure più ancestrali causando sventure quasi senza colpo ferire. In effetti, Ippolito perduto il controllo della quadriga si sfracellerà sulle rocce e il toro svanirà misteriosamente così come era apparso. Il toro di Poseidone manifesta l'umana impossibilità di controllo e di comprensione degli eventi ("tragico" euripideo).
Che ci crediate o no un simile demone taurino compare
nell'esilarante e suggestivo romanzo di Fjòdor Dostojevskij
del 1859, Il villaggio di Stepàncikovo.
Qui si immagina come il servo Falalèj continuando a sognare un
toro bianco getti nell'agitazione i signori della
casa dove presta le sue mansioni. Il servo, nonostante il divieto di
fare simili sconvenienti sogni, nonostante le punizioni, le
preghiere, le rampogne, continua a sognare un toro bianco!
L'incapacità di mentire del servo atterrisce i signori della casa
ormai ossessionati dall'essere onirico.
L'angoscia nasce dall'incomprensibile. Un
toro passi, ma bianco! di una bianchezza innaturale e irrazionale da
causare indignazione generale (per una dissertazione vedi il
capitolo 42 di Moby Dick, di Herman
Melville...)
Fortunatamente chiodo scaccia chiodo: un
nuovo scompiglio nella casa farà svanire il toro bianco dai
pensieri di tutti - a parte una breve e paradossale rassicurante
apparizione nel finale del romanzo.
Scommetto che nella vostra testa rimuginate: “un toro bianco… ma non è la prima volta che lo sento, dov'è che prima...?”. Ecco un "aiutino": cosa ritraeva la magnifica stoffa tessuta da Aracne? (la soluzione nel primo capitolo delle Nozze di Cadmo e Armonia, di R. Calasso, Adelphi).
Se tutto questo non dovesse bastare, potete sempre curiosare nella pagina delle contaminazioni del toro celeste sulla letteratura popolare.
TAVOLE
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