Prologo e peana di Gilgamesh (1-51) |
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Di colui che vide ogni cosa, voglio narrare al
mondo; di colui che apprese e che fu esperto in tutte le cose. Di Gilgamesh, che raggiunse la più profonda conoscenza, che apprese e fu esperto in tutte le cose. |
1 |
Egli esplorò ogni paese ed imparò la somma saggezza. Egli vide ciò che era segreto, scoprì ciò che era celato, e riportò indietro storie di prima del diluvio. Egli percorse vie lontane, finché stremato, trovò la pace |
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e fece incidere tutte le sue fatiche su una
tavoletta di pietra. Egli fece costruire le mura di Uruk-l'ovile, e del santo Eanna, dove si custodivano sacri tesori. Guarda le sue mura dai fregi intrecciati come lana, |
10 |
Percorri la soglia a gradini di età remota, avvicinati all'Eanna, dove dimora la dea Ishtar, che nessun futuro re potrà mai riprodurre! Sali sopra le mura di Uruk
e percorrile. |
15 |
Non furono i suoi mattoni davvero cotti in un
forno? Non furono i Sette Saggi a gettare le sue fondamenta? Un shar
è l'area della città, un shar
i suoi orti, un shar
la sua cisterna d'argilla, mezzo shar
il tempio di Ishtar. Guarda nello scrigno di cedro delle tavolette, |
20 |
aprine la serratura in bronzo, Solleva il coperchio (che cela) il segreto. Prendi la tavoletta di lapislazzuli e leggi i travagli di Gilgamesh, colui che patì ogni ostacolo. Egli è superiore agli altri re, imponente di statura, |
25 |
prode figlio di Uruk,
toro selvaggio che si scatena, Precedendo tutti egli è pioniere; seguendo tutti, i suoi compagni sono sempre al sicuro. E' l'argine potente che protegge i suoi guerrieri, |
30 |
Toro selvaggio generato da Lugalbanda,
Gilgamesh, di forza perfetta, figlio dell'augusta giovenca Rimat-Ninsun. Gilgamesh,
alto, magnifico e terribile, |
35 |
e attraversò l'Oceano, il mare che si estende
fino a dove sorge il sole;
colui che esplorò il mondo alla perenne ricerca della
vita (eterna) |
40 |
Chi potrà eguagliare il suo portamento regale e dire come Gilgamesh: « Io sono il re»? Gilgamesh era destinato alla fama dalla nascita. Per due terzi è dio, per un terzo uomo. Fu la Signora degli Dei (dea-madre) e disegnarne la forma, |
45 |
il corpo, l'acconciatura dei capelli, la
barba, l'aspetto glorioso e...
lacuna |
50 |
La vita quotidiana a Uruk (52-93) |
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In Uruk-l'ovile,
egli va avanti e indietro, come un toro che mostra la sua forza a testa alta; |
63 |
egli non ha rivali quando brandisce le sue
armi e al suono del suo pukku debbono accorrere i suoi camerati. I giovani uomini di Uruk
egli angustia senza remora |
65 |
Gilgamesh
... è il pastore di Uruk-l'ovile, ma non permette alla giovane donna di stare con il marito. Le donne lamentarono le loro tribolazioni agli dei, portarono i loro lamenti dinanzi a loro: |
70 |
«Egli è grande, possente, esperto e
glorioso, ma non lascia libera la fanciulla col marito!». Della figlia del guerriero, della moglie del giovane, i lamenti prestarono ascolto gli dei. Gli dei del cielo, i signori dell'ingegno, |
75 |
(dissero) al dio An
: «Un toro selvaggio hai cresciuto come signore di Uruk-l'ovile, egli non ha rivali quando brandisce le sue armi». «Al suono del suo pukku
debbono accorrere i suoi camerati. |
80 |
Gilgamesh
non permette al figlio andare dal padre, giorno e notte il suo governo è sempre più oppressivo». «Eppure egli è il pastore di Uruk-l'ovile, |
85 |
grande, possente, esperto e glorioso, non lascia libera la fanciulla col marito». Della figlia del guerriero, della moglie del giovane, |
90 |
La creazione di Enkidu (94-112) |
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Lacuna. La reazione di An è
conservata in una tavoletta da Nippur contenente un
esercizio scribale di epoca medio-babilonese (XIV-XIII
sec.). Il testo integrale della tavola medio-babilonese è
in Geo
1999, p. 127
«Che si convochi Aruru,
la grande, il testo della I tavola prosegue Convocarono Aruru, la grande: |
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«Tu, Aruru,
creastì l'umanità, ora dai vita al pensiero di An». «Sia egli la controparte del suo cuore burrascoso, |
95 |
diede vita al pensiero di An.
La dea Aruru
lavò le sue mani, |
100 |
Tutto il suo corpo è coperto di peli, la chioma fluente come quella di una donna, i capelli del suo capo crescono come orzo. Ma non conosce né la gente né il Paese; |
105 |
Con le gazzelle egli bruca l'erba, con il bestiame beve nelle pozze d'acqua. con le bestie selvagge si disseta d'acqua. |
110 |
Peripezie di un cacciatore (113-160) |
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Un cacciatore,
un esperto di trappole, lo incontrò presso la pozza d'acqua. |
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Un giorno, un secondo e poi un terzo lo incontrò presso la pozza d'acqua. Lo vide il cacciatore, il suo viso s'impietrì, ... tornò alla sua casa. Egli era preoccupato, impaurito e silenzioso, |
115 |
Nel suo cuore c'era ansia, nel suo aspetto il lungo viaggio. Il cacciatore
aprì la bocca, parlò e disse a suo padre: |
120 |
la sua forza era incontrastata come una roccia
dal cielo ».
«Egli vaga per le colline; |
125 |
«Egli ha riempito le fosse che avevo scavato, ha distrutto le trappole che avevo teso, ha liberato dai miei lacci le bestie della steppa, Egli m'impedisce di lavorare nella steppa». Suo padre aprì la bocca, parlò e disse al cacciatore: |
130 |
«Figlio mio, in Uruk
vive Gilgamesh! ... su di lui. la sua forza è incontrastata come una roccia dal cielo». «Parti e rivolgiti a lui, |
135 |
Va' e ritorna con Shamkat
la prostituta ... sull'uomo forte». «Quando il branco si avvicinerà alla pozza d'acqua, |
140 |
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui, gli
diventerà ostile».
Dando ascolto al consiglio di suo padre, |
145 |
«C'era un giovane maschio presso la pozza
d'acqua. Grande la sua forza nel Paese, la sua forza era incontrastata come una roccia dal cielo». «Egli vaga per le colline; |
150 |
senza posa lascia le sue tracce presso la
pozza d'acqua. Io ho paura e non oso avvicinarmi a lui». «Egli ha riempito le fosse che avevo scavato, |
155 |
Egli m'impedisce di lavorare nella steppa».
Disse Gilgamesh a lui, al cacciatore: «Va', cacciatore,
e prendi con te Shamkat
la prostituta! |
160 |
Egli la vedrà e si accosterà con lei. Allora il suo bestiame, cresciuto con lui, gli diventerà ostile». DA QUI Il cacciatore
andò via, portando con sé la prostituta |
150 |
Finché dalla montagna non venne il bestiame
per bere alle pozze d'acqua, e non giunsero dalla montagna le bestie selvagge all'acqua e si soddisfecero; giunse anch'egli, Enkidu, generato dalla montagna, che bruca l'erba con le gazzelle, si abbevera alle pozze d'acqua con il bestiame, |
155 |
e si soddisfa con le bestie selvagge presso le pozze d'acqua. | 160 |
Iniziazione alla civiltà (161-205) |
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Shamkat
lo vide, l'uomo primordiale, il giovane la cui selvaggia virilità viene dal profondo della steppa. Il cacciatore disse: "E' lui, o Shamkat, denuda il tuo seno, allarga le tue gambe perché egli possa penetrarti. |
161 |
Non lo respingere, abbraccialo forte, egli ti vedrà e si avvicinerà a te. Sciogli le tue vesti affinché egli possa giacere sopra di te; dona a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna. Allora il suo bestiame, cresciuto con lui nella steppa, gli diventerà ostile, |
165 |
mentre egli sazierà le sue brame
amorose". Shamkat denudò il suo seno, aprì le sue gambe ed egli penetrò in lei. Essa non lo respinse, lo abbracciò fortemente, aprì le sue vesti ed egli giacque su di lei. Essa donò a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna, |
170 |
ed egli saziò con lei le sue brame amorose. Per sei giorni e sette notti Enkidu giacque con Shamkat e la possedette. Dopo essersi saziato del suo fascino, volse lo sguardo al suo bestiame: le gazzelle guardano Enkidu e fuggono, |
175 |
gli animali della steppa si tengono lontani da
lui. Enkidu era diverso, una volta che il suo corpo era stato purificato: le sue gambe, che tenevano il passo delle bestie, erano diventate rigide; Enkidu non aveva più forze, non poteva più correre come prima; egli però aveva ottenuto l'intelligenza; il suo sapere era divenuto vasto. |
180 |
Egli desistette e si accovacciò ai piedi
della prostituta. La prostituta lo guardò attentamente, e ciò che gli diceva la prostituta egli andava ascoltando attentamente. Ella, allora, parlò a lui, a Enkidu: "Tu sei divenuto buono, o Enkidu, sei diventato simile a un dio. |
185 |
Perché vuoi scorrazzare ancora nella steppa
con le bestie selvagge? Vieni! Lasciati condurre a Uruk, all'ovile, alla pura Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Gilgamesh primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano". |
190 |
Così ella parlò a lui e il suo discorso trovò orecchie favorevoli. Egli, infatti, sarebbe andato alla ricerca di un amico, di uno che lo potesse capire. Enkidu parlò a lei, alla prostituta: "Vieni Shamkat; conducimi alla pura e santa Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, |
195 |
dove Gilgamesh
primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano. Fammi competere con lui, lo voglio provocare: proclamerò in Uruk: "Io sono il più forte!", andrò e cambierò l'ordine delle cose; |
200 |
colui che è nato nella steppa è superiore a lui". | 205 |
In viaggio verso Uruk (206-226) |
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(Ella rispose): "Vieni, mettiamoci in
cammino, in modo che egli possa vedere la tua faccia; io ti mostrerò Gilgamesh, io so dove si trova. Va', o Enkidu, ad Uruk, l'ovile, dove la gente è vestita splendidamente |
206 |
e ogni giorno è occasione di festa, dove i tamburi rimbombano e le prostitute mostrano tutte le loro grazie; piene di gioia e raggianti di felicità, nel letto di notte, i Grandi giacciono con loro. |
210 |
O Enkidu,
tu che brami vivere, consentimi di mostrarti Gilgamesh, un uomo pieno di gioia! Guardalo, osserva le sue fattezze, egli è virilmente bello, pieno di vita, tutto il suo corpo emana un fascino seducente. |
215 |
La sua forza è superiore alla tua! Egli non dorme mai, ne di giorno ne di notte. O Enkidu, non tentare di competere con lui. Shamash ama Gilgamesh, ed An, Enlil ed Enki lo hanno reso saggio! |
220 |
Prima che tu scenda dalle montagne, Gilgamesh ti avrà visto in sogno, ad Uruk". |
225 |
I due sogni di Gilgamesh (227-279) [Commento] |
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Gilgamesh
svegliatosi rivelò il sogno a sua madre e disse: "Madre, stanotte ho avuto un sogno. Nel cielo sopra di me, luccicavano le stelle. |
227 |
E qualcosa simile al firmamento di An
mi cadde addosso! Io tentai di sollevarlo ma era troppo pesante per me. Io tentai di spostarlo ma non riuscii a maneggiarlo. La cittadinanza di Uruk era accorsa a lui; la cittadinanza si assembrò attorno a lui; |
230 |
gli uomini si ammassarono presso di lui; e i giovani uomini si accalcarono attorno a lui. Essi baciarono i suoi piedi come bambini. Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte. Io lo portai con me, lo feci inginocchiare di fronte a te, |
235 |
tu lo trattasti come fosse tuo figlio". La saggia madre di Gilgamesh che conosce ogni cosa, comprese, così parlò al suo signore. La saggia Rimat-Ninsun che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a Gilgamesh: "Figlio mio, le stelle che nel cielo sopra di te luccicavano, e qualcosa simile al firmamento di An ti cadde addosso; |
240 |
che tu tentasti di sollevare ma che era troppo
pesante per te. che tentasti di spostare ma non riuscivi a maneggiarlo. che tu portasti con te e facesti inginocchiare ai miei piedi, e che io tratta come fosse mio figlio: un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, |
245 |
egli è potente nella montagna, egli possiede
la forza. La sua forza è così grande come quella del firmamento di An. Tu lo amerai come una moglie e lo terrai stretto a te; [ ] ed egli avrà sempre cura della tua salute. Il tuo sogno è buono e favorevole". |
250 |
Gilgamesh
disse a sua madre: "Madre mia, ho avuto un secondo sogno! Un'ascia bipenne cadde nelle strade di Uruk, l'ovile e tutti si raccolsero attorno ad essa. I cittadini di Uruk erano accorsi da lei; tutto il Paese si raccolse attorno ad essa; |
255 |
gli uomini si accalcarono attorno ad essa. Io la portai a te e la feci inginocchiare di fronte a te, io lo amai come una moglie e lo abbracciai forte e tu lo trattasti come se fosse tuo figlio". La saggia madre di Gilgamesh che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a suo figlio. |
260 |
La saggia Rimat-Ninsun
che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a Gilgamesh: "Figlio mio! L'ascia bipenne che tu hai visto - essa è un uomo! - che tu hai amato come una moglie, che hai abbracciato forte, e che io ho trattato come se fosse tuo figlio, (ciò vuol dire:) un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, |
265 |
egli è potente nella montagna. La sua forza è così grande come quella del firmamento di An". Gilgamesh a lei parlò, a sua madre: "[ ] Fallo scendere, allora, secondo la parola di Enlil, il grande consigliere, così io guadagnerò un amico che mi darà consigli, |
270 |
in verità io guadagnerò un amico che mi da
consigli". I suoi sogni così come avvenuti furono rivelati. Rivelò Shamkat i sogni di Gilgamesh e li riferì a Enkidu, mentre facevano l'amore |
275 |
ed Enkidu era sdraiato accanto a lei. | 279 |
Commento (vv. 227-279)
Incontreremo moltissimi sogni nel corso del poema, a testimonianza di quanto erano tenuti in considerazione presso gli antichi. Già in epoca sumerica troviamo il rituale dell'incubazione. Questa pratica richiedeva un sognatore, un luogo sacro e un interprete.
Funzionava così: chi si addormentava in un luogo deputato a una certa divinità, ne poteva provocare un responso attraverso i sogni. Poiché, però, l'arcano era nascosto sotto immagini oniriche, si doveva ricorrere all'aiuto di un interprete. In questa tavola troviamo chiaramente due di questi elementi, il sognatore (Gilgamesh) e l'interprete (Ninsun), mentre il luogo non è esplicitato (probabilmente la reggia o l'Eanna). Nella tav. IV, la "tavoletta dei sogni", li incontreremo invece tutti e ripetutamente.
Spesso colui che sogna è Gilgamesh, ma più avanti lo troveremo anche in funzione di interprete, a dire il vero, un po' maldestro. Infatti, dopo avere ascoltato un sogno di Enkidu - chiarissimo, almeno al lettore - Gilgamesh lo giudica «indecifrabile» (v. 256 tav. VII).
Qui la dea-sacerdotessa Ninsun interpreta senza problemi i sogni premonitori del sovrano di Uruk. Sia il primo sogno, dove "qualcosa di simile al firmamento di An" precipita su Uruk, sia il secondo, dove un'ascia bipenne porta scompiglio a Uruk, sono interpretati in congiunzione con l'arrivo di Enkidu. Cosa sia "qualcosa di simile al firmamento di An" è suggerito dal racconto ittita di Kesh-shi dove il protagonista nel quarto dei suoi sette sogni, interpretato anche qui dalla madre del protagonista, ha visione di un masso di diorite che cadendo dal cielo schiaccia i sacerdoti... (p. 161 Sap 1996).
Nella letteratura sumerica troviamo altre figure di dee-sacerdotesse. Come Nanshe alla quale si rivolge Gudea di Lagash per spiegare i propri sogni (Gudea, come Enkidu nella tav. VII, sognava Anzu. La differenza è che il sogno di Gudea è benigno mentre quello di Enkidu è infausto). Altra dea-sacerdotessa è Geshtinanna che indovina, dai sogni del fratello Dumuzi, l'arrivo dei demoni nella celebre discesa di Ishtar agli Inferi.
Sulla pratica dell'incubazione si svilupperà una vera e propria industria in epoca posteriore. Sanatoria greci e serapei dell'Egitto ellenistico pullulavano di visitatori come le attuali stazioni termali. Nelle interpretazioni, profuse da indovini a pagamento, i "sognatori" inseguivano soluzioni contro le loro tribolazioni e malattie
TAVOLE
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