blade runner

Il cacciatore di androidi (in originale Do Androids Dream of Electric Sheep?) è un romanzo di fantascienza scritto da Philip K. Dick nel 1968, da cui è stato tratto il celebre film Blade Runner di Ridley Scott (1982).

In Italia il libro è stato pubblicato con tre differenti titoli, a seconda dell'anno di uscita. Intitolato dapprima Cacciatore di androidi, è stato poi edito col titolo del film Blade Runner, per godere successivamente di una sorta di riscoperta filologica e di una nuova traduzione col titolo reso in modo più letterale: Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

Infarcito dei temi cari allo scrittore statunitense (cos'è reale e cosa non lo è, cosa è umano e cosa no, le droghe, la repressione poliziesca, le difficili relazioni con le donne, i simulacri), è ritenuto da alcuni [1]inferiore a capolavori quali Ubik o La svastica sul sole, mentre altri critici[2] lo ritengono da inserire a pieno titolo nel novero delle opere maggiori.

Indice

Trama  

La vicenda si svolge prevalentemente a San Francisco il 3/4 gennaio 1992. In seguito all'Ultima Guerra Mondiale (nucleare), la vita animale e vegetale sulla Terra è quasi scomparsa, e per questo accudire un vero animale è considerato un dovere morale oltreché un simbolo del proprio benessere. Le piogge di polvere radioattiva ricoprono tutto e portano alla progressiva alterazione mentale e genetica degli individui. Gli uomini e le donne che non hanno subìto mutazioni a causa della radioattività, non sono troppo vecchi e sono in grado di riprodursi si sono trasferiti quasi tutti nelle colonie extramondo. Per incentivarli a trasferirsi, una legge dell'ONU stabilisce che ad ogni terrestre venga assegnato un androide come servo. È però proibito ai droidi abbandonare le colonie per trasferirsi sulla Terra, pena il ritiro immediato.

Il protagonista è Rick Deckard, un cacciatore di taglie costretto a ritirare 6 androidi fuggiti da una colonia marziana. Deckard è spinto dalla volontà di acquistare un vero animale per sostituire la sua pecora elettrica, ma dovrà scontrarsi con una nuova generazione di droidi, i Nexus 6. Deckard verrà sedotto da Rachel, una droide che susciterà in lui il dubbio di quale sia il confine tra ciò che è organico e ciò che non lo è, ma soprattutto sul senso dell'umano: se è umano prendersi cura degli altri esseri viventi e proteggerli, fino a che punto è umano uccidere un androide che si sente vivo?

La trasposizione cinematografica  

Il libro ha goduto di un'immensa popolarità a seguito del successo della pellicola che ne è stata tratta, Blade Runner di Ridley Scott, considerato uno dei capolavori del cinema di fantascienza. Le due storie presentano però notevoli differenze. Deckard è un duro detective stile Marlowe o Sam Spade nel film, mentre nel romanzo è un uomo sposato con una moglie depressa, che deve portare a casa lo stipendio, un personaggio molto più grigio.

Pellicola e romanzo si differenziano inoltre per il carattere problematico del film rispetto alla natura degli androidi: laddove nella pellicola si è portati quasi a solidarizzare nei confronti degli esseri artificiali, nel libro essi appaiono freddi, calcolatori e del tutto privi di qualsiasi sentimento. Rachel, in particolare, che nel film è una figura fortemente romantica, nel romanzo originale è invece un personaggio quantomeno ambivalente o negativo (come del resto quasi tutte le coprotagoniste femminili della narrativa di Dick), con cui il protagonista Deckard ha solo una squallida storia.

Anche l'ambientazione è totalmente differente: al sovraffollamento caotico della città di una Los Angeles futura del film si contrappone nel romanzo una forte sensazione di vuoto, di silenzio insopportabile, di solitudine.

Nella versione "Director's Cut" del film viene addirittura adombrata la natura di replicante inconsapevole di Deckart.

Nel film sono continui i riferimenti al genere hard-boiled californiano di Raymond Chandler: oltre a Deckard, versione fantascientifica di Marlowe, c'è Rachel come dark lady, la polizia corrotta, l'underworld di gente dedita a traffici di ogni sorta: un'ambientazione che richiama un altro classico dell'hard-boiled cinematografico Chinatown di Roman Polanski.

Lo scrittore morì poco prima dell'uscita del film, e poté vedere soltanto una proiezione privata composta da alcuni spezzoni di lavorazione. Inizialmente molto scettico sull'intera operazione, dato che la sua opera veniva di fatto stravolta, fu in seguito uno dei maggiori sostenitori del film, che non a caso è dedicato alla sua memoria. In particolare Dick rimase molto colpito dal set cinematografico, che a suo dire era stato costruito esattamente come lui aveva immaginato l'ambientazione del romanzo[3].

Tematiche  

Uomo e androide  

Il tema più significativo del romanzo è la difficoltà di discernere tra essere umano e androide, ma non nel senso che potrebbe suggerire una lettura superficiale. Difatti nel romanzo gli androidi sono macchine disumane, macchine senzienti, ma senza l'empatia che li qualificherebbe come uomini. Per questo, nonostante la loro intelligenza sia superiore a quella di molti fra gli uomini, possono soltanto simulare la natura umana. Sono invece gli esseri umani che perdono l'umanità fino ad assomigliare agli androidi; sono infatti gli uomini che, grazie ad una speciale macchina (il modulatore di umore Penfield), possono decidere quali sentimenti provare, divenendo "macchine" a loro volta. E sempre gli uomini, per dimostrare di essere superiori agli androidi, di essere vivi, ricorrono ad un altro strumento, la macchina empatica.

Inoltre Deckard, come gli altri cacciatori di androidi, deve essere pronto a uccidere gli androidi, ma per far questo deve essere pronto a sopprimere i propri sentimenti di empatia verso creature che sembrano umane. Uccidere snatura l'umanità del protagonista, e non ha importanza il sapere di star uccidendo creature non-umane.

Il punto emblematico di questo aspetto è nel momento del romanzo in cui il protagonista incontra un androide, il quale riesce ad essere considerato umano perché afferma di essere vissuto sempre in un ambiente inumano, asettico; solo un'ultima domanda svela la vera natura del soggetto, non perché la risposta sia sbagliata, ma perché la reazione è troppo lenta. L'umanità è in un battito di ciglia.

È questo, secondo alcuni, l'aspetto più terribile del romanzo: non sono gli androidi ad assomigliare agli uomini, ma gli uomini ad assomigliare agli androidi. [4]

L'unico soggetto  

Nel romanzo è possibile identificare un altro significato di natura filosofica.[5]Uno dei problemi fondamentali della filosofia è stato infatti quello del rapporto tra il soggetto e l'oggetto che nasce quando il primo pensatore si chiede che cosa sia il mondo che lo circonda con i suoi oggetti diversi da lui. Per questo problematico rapporto anche gli altri soggetti sono, dal punto di vista del soggetto, degli oggetti che si presumono siano soggetti, ma sulla cui natura non si ha piena certezza. Chi è l'altro? Prova davvero i miei stessi sentimenti, ha i miei stessi pensieri? L'universo che percepisce è come il mio? Il mondo interiore che mi caratterizza come soggetto appartiene a me e soltanto a me. Cosa si agita veramente nell'involucro dell'altro presunto soggetto-oggetto?

Sono certo di me stesso perché il mio pensiero me lo conferma, non si può dubitare di sé stessi, ma chi mi sta di fronte è un soggetto come me o piuttosto… un cyborg ?. Il "cogito ergo sum" di Cartesio non basta più ad avere certezza di sé stessi[6].

Se poi quello che si ritiene un perfetto automa non si differenzia sostanzialmente dall'uomo perché non amarlo? Che cosa distingue l'uomo vero dall'androide? Anche lui possiede sentimenti, anche lui può piangere, anche lui ha ricordi, magari prefabbricati ma che egli crede suoi. Questo è il dramma dei cyborg: scoprire di essere un oggetto. Ma in fondo è anche il dramma kafkiano del cacciatore d'androidi: solo con sé stesso, chiuso nella sua soggettività,[7] unico soggetto in tutto l'universo, eppure anche lui oggetto, probabile androide per gli altri. Gli androidi devono essere uccisi altrimenti l'uomo dubita di sé stesso.[8]

Note  

  1. ^ Recensioni opere di Philip K. Dick
  2. ^ Ibidem
  3. ^ Dangerous Days: la realizzazione di Blade Runner, documentario contenuto nella versione The Final Cut del film.
  4. ^ Dick, nel romanzo, proponeva un forte contrasto morale dentro il personaggio di Deckard, non faceva di lui un duro, piuttosto un individuo indifeso. Questo aspetto è evidente nel rapporto tra Deckard e Phil Resch, la cui figura è stata eliminata da Blade Runner. Il confronto con questo personaggio troppo cinico e crudele è la molla che innesca in Deckard una serie di dubbi e di riflessioni che lo porteranno a fare l'amore con Rachel Rosen, e a compiere coscientemente un grave reato; a circa metà del romanzo, Rick si chiede addirittura: "Do you think androids have souls?". (Domenico Gallo)
  5. ^ Il romanzo vive di un altro grande contrasto, quello religioso e gnoseologico. La lotta tra Mercer e Buster Friendly è un traslato della lotta tra Deckard e gli androidi. Quando Deckard applica il test a un individuo, non sa chi ha di fronte, chi si celi dentro un corpo che sembra perfettamente umano, chi sia artificiale se neppure sa di esserlo. Solo Mercer può realmente distinguere, ma anche Mercer sembra una truffa. È il dramma religioso moderno che vuole un bene e male sempre più coesistenti, indistinguibili, incoscienti. Se neppure un androide sa di essere un androide, o quando un uomo, come Resch, è disposto a morire perché teme di non essere un uomo, come si può distinguere il bene dal male? Dick risponde che non si può. (Domenico Gallo)
  6. ^ Le cogito de Descartes : le réplicant, même s’il n’est pas humain, a conscience de son existence et donc de sa fin, tel Roy qui essaie de la repousser. Ainsi, la certitude de Descartes « Je pense, donc je suis» s’applique sans aucun doute aux réplicants les plus avancés, les rapprochant encore un peu plus de la nature humaine. D’ailleurs, le nom Rick Deckard n'est pas sans évoquer celui de René Descartes (Il cogito di Cartesio: il replicante, anche se non è umano, ha consapevolezza della sua esistenza e dunque della sua morte, tanto che Roy tenta di respingerla. Così la certezza di Cartesio "Io penso dunque sono" s'applica certamente ai replicanti più evoluti, i più vicini alla natura umana. D'altronde lo stesso nome Rick Deckard evoca quello di Renè Descartes) in [1]
  7. ^ (cfr. Critica letteraria)
  8. ^ cfr.Ribellione del computer