il vento fa il suo giro
IL VENTO FA IL SUO GIRO - (e l’aura fai son vir)
Nel contesto montano delle Alpi occitane italiane, Chersogno é
un piccolo villaggio la cui sopravvivenza é legata ad alcune
persone anziane ed a un fugace turismo estivo.
In questa piccola comunità arriva un pastore francese, accompagnato
dalla sua giovane famiglia, le sue capre e la sua piccola attività
da imprenditore formaggiaio. Ben accolto, se pur non a braccia
aperte, il suo arrivo diventa la dimostrazione di una possibile
rinascita del paese. Ma, un po’ alla volta, le condizioni di vita
divengono sempre più difficili, tra incomprensioni, rigidezze e un
pizzico di invidia. Alcuni tra gli abitanti iniziano a sentire
troppo ingombrante questa nuova presenza, ed una serie di
vicissitudini portano il paese a dividersi in due.
NOTE REGIA E MOTIVAZIONI
La storia si svolge nelle valli occitane del Piemonte.
Protagonista è un ex professore francese, alla ricerca di un’esistenza
secondo i tempi della natura per sé e la sua famiglia.
L’uomo si è fatto contadino-pastore e viene a insediarsi a
Chersogno.
Uomo e natura: un equilibrio difficile in relazione in particolare
allo sviluppo, ma anche un richiamo forte che accomuna molte persone
scontente della loro vita ed alla ricerca delle sensazioni
primordiali dell'esistere.
La storia si sviluppa in una dimensione corale dove si distinguono
due entità; il "paese" e la famiglia del pastore
francese. Tra i temi posti in sottotraccia vi è certamente il
rapporto di soddisfazione ed insoddisfazione che hanno i vari
personaggi nei confronti della vita. Le loro scelte e i loro umori
sono lo specchio di queste sensazioni. Non si cerca quindi di
proporre riflessioni sull'ecologismo o su una fascinazione per
filosofie New Age. C’è al contrario l'osservazione di uomini che
nella briciola di tempo della loro esistenza cercano un'identità
che gli corrisponda, credono di poterla gestire, costruire, la
inseguono, la ricercano disperatamente; o di altri che non la
identificano più, avendo fatto proprio il ruolo che gli schemi
della società o le amarezze della vita gli hanno costruito attorno.
In questa
dimensione tutto appare sospeso, possibile ma allo stesso tempo
definito. Affiora la sensazione del destino, come ricorda una
piccola filosofia popolare citata da uno dei personaggi del film:
"Le cose sono come il vento, prima o poi ritornano.” Gli
eventi propongono una riflessione sulle scelte personali, su quelle
che potranno caratterizzare il futuro, che potranno forse
modificarlo per renderci intimamente più felici, in pace con noi
stessi. L’arrivo dell’ex professore assume un particolare
significato per la rinascita del villaggio occitano di Chersogno,
spopolato dall’emigrazione. Ciò nonostante l’integrazione fra
identità e motivazioni di vita maturate dai vari personaggi della
storia è tutt’altro che facile. Il limite umano si manifesta
anche di fronte ai progetti più nobili e ai grandi sogni. Nelle
pieghe si annidano contrasti, invidie, risorgono antiche chiusure;
ipocrisie che crescono, autoalimentandosi, fino a trasformare agli
occhi di molti il professore francese in un intruso, in un diverso.
Lo scenario che l’ambiente di montagna offre, diviene esso stesso
interprete della storia nei contrasti che le stagioni, le differenze
di quota e di luce, offrono. Il rapporto con la
"diversità" diviene man mano il punto cardine
dell'evoluzione narrativa, come un ostacolo o comunque un passaggio
inevitabile nel rapporto dell'uomo con la propria identità e con la
realizzazione di sé.
La
"diversità" come disagio o arricchimento a seconda delle
posizioni dei diversi protagonisti. La "diversità" è
l'elemento scatenante del conflitto, che mette in discussione le
certezze, le convinzioni, condiziona gli eventi, le scelte,
trasforma le persone, ne ribalta il ruolo e va a proporre un sicuro
spunto di riflessione sulla capacità delle società di evolversi
nella valorizzazione delle diverse identità. Senza contatto,
scambio di valori e accoglienza, non può esserci sviluppo umano e
qualità dell’esistere e sembra inevitabile che a questo si giunga
solo con il travaglio, che solo la dimensione tragica possa
risvegliare nell'uomo una coscienza, da cui possa germogliare una
dimensione di speranza e di fiducia.
I LUOGHI DEL FILM
L' Occitania è una comunità linguistica europea che comprende tutto il midi della Francia, una valle in Spagna e tredici valli alpine in Italia, fra cui la valle Maira, situata nelle Alpi Cozie meridionali. La lingua d'oc, già citata da Dante come lingua poetica per eccellenza, è rimasta inalterata nei secoli fra le montagne del confine italo-francese. Terra di eretici e contadini, artisti e commercianti viaggiatori la valle si è rivelata un territorio ideale per il film. Attraverso l'uso della lingua materna uomini e donne delle vallate si sono identificati nella storia e come in un antico rito collettivo si sono riappropriati della loro identità culturale, in una dinamica positiva e generosa con la troupe. L'incontaminata e silenziosa bellezza di queste montagne, scelte per le loro particolari caratteristiche ambientali e culturali, ha offerto innumerevoli scorci e suggerimenti per la realizzazione del film.
COME SI E’ REALIZZATO IL FILM
"Il vento fa il suo giro" è un progetto sperimentale girato con tecnologia digitale. Senza aver goduto di finanziamenti statali infatti è in lavorazione grazie ad una particolare formula produttiva: le persone della troupe e gli attori principali entrano in coproduzione garantendosi con il lavoro una quota del film. Questo è stato possibile grazie all'adesione ad un progetto che esce dagli schemi tradizionali del cinema italiano, facendo propria una scelta che crede ancora all'importanza di raccontare storie autentiche. Gli abitanti delle valli, oltre a ricoprire pressoché tutti i ruoli comprimari, hanno sostenuto e reso possibile il film mettendo a disposizione mezzi, animali, oggetti di scena ed ambienti dove effettuare le riprese. Sperimentale e innovativo è poi l'uso delle lingue dei personaggi: il francese per la famiglia Héraud, l'occitano per i valligiani e l'italiano per gli abitanti del fondo valle. L'intenzione di utilizzare i sottotitoli, mantenendo inalterato l'uso delle lingue senza ricorrere al doppiaggio, non falsa la narrazione e non appiattisce il film su standard preconfezionati. Allo stesso tempo condivide e supporta recenti studi sull'intercomprensione linguistica nell'ambito delle lingue romanze.