kandinsky composizione 7°
Alessandra Pino - Composizione VII
Tra il 1909 e il 1913 Kandinsky si esercita su temi biblici complessi come il Diluvio, la Resurrezione e il Giudizio universale, ai quali va talvolta sovrapponendo ricordi dei suoi temi preferiti come il cavaliere, la barca e le montagne di Murnau. E’ un periodo di intensa creatività, nel quale l’artista sembra guidato da quella forza misteriosa che egli chiama "necessità interiore", che fa scaturire le forme e i colori dalla sua fantasia in modo spontaneo. In questo fervore creativo Kandinsky. tuttavia non si abbandona alla casualità, ma si sforza di dare un ordine all’insieme di spunti e di motivi che si affacciano alla sua mente e di sottoporli a una disciplina: giunge così a un risultato che ormai prescinde dalla riconoscibilità del soggetto.
"Composizione VII" è considerata il capolavoro di
questo periodo: fu eseguita in pochi giorni, dal 25 al 29 Novembre del 1913 e le
fasi del lavoro sono documentate da alcune fotografie scattate dalla compagna
dell’artista Gabriele Munter . L’opera era stata comunque preceduta da una
ventina di disegni e acquarelli e da sei bozzetti a olio, che testimoniano l’intenso
travaglio creativo di Kandinsky.
Si osservano nel quadro, che Kandinsky stesso sembra mettere
in relazione col tema del Giudizio Universale, un centro contornato di nero
intorno al quale ruotano linee e macchie colorate, forme chiuse e aperte,
piccole e grandi che si attirano e si respingono in un movimento continuo.
Nonostante la presenza della barca nell’angolo sinistro, sembra che la parte
destra del quadro, con le sue forme sovrapposte e gli intensi verdi e blu,
"pesi" maggiormente. Questo fatto, insieme alla direzione delle linee
curve e oblique di tutta l’opera, suggerisce un movimento da sinistra a
destra, orientato verso l’alto.
Quanto ai colori, come è noto, Kandinsky analizza
attentamente le loro "possibilità interiori", i loro effetti
psicologici e i rapporti reciproci e arriva a paragonarli al suono di alcuni
strumenti musicali come la tromba (il giallo), il tamburo (il rosso cinabro) e
il violoncello (il blu) Fra le numerose osservazioni che K. fa sui colori nello
"Spirituale nell’arte", ne riportiamo alcune che aiutano a
comprendere i criteri che lo guidano nell’esecuzione delle sue opere. Sostiene
per esempio che il colore caldo "si muove sulla superficie verso lo
spettatore" mentre "quello freddo se ne allontana" e che lo
stesso avviene per i colori chiari e scuri, anche se in modo più statico e
rigido; osserva quindi che il giallo sviluppa un movimento centrifugo mentre il
blu si arrotola come una chiocciola in un movimento centripeto, che il grigio è
immobile come anche il nero, mentre il rosso dimostra un’immensa energia.
"Il bianco ci appare come un muro freddo, invalicabile, indistruttibile,
infinito", mentre il verde è
"immobile e soddisfatto" come una
"mucca grassa" e solo con l’aggiunta di giallo diventa vivo, e
gioioso. Appare quindi evidente che l’uso del colore in
"Composizione VII"
è frutto di approfondite indagini e meditazioni sviluppate nel corso di diversi
anni di attività, nella ricerca di una armonia che rispecchi le tensioni del
mondo. "Lotta di toni, perdita di equilibrio, caduta dei "princìpi",
inattesi colpi di tamburo, grandi interrogativi, tensioni apparentemente senza
scopo, impeti e nostalgie apparentemente laceranti, catene e legami spezzati,
contrasti e contraddizioni: questa è la nostra armonia." L’insieme
delle macchie colorate di questo dipinto suscita nell’animo dell’osservatore
sensazioni simili a quelle provocate dalle note musicali: il quadro diventa una
sinfonia in cui forme e colori si inseguono e si combinano in un dialogo
concitato ma nel contempo compiuto.