Sesso in pillole
L’autoerotismo Maschile e
Femminile
di: Barbara
Florenzano
Il mio personalissimo interesse per la
masturbazione, in particolare per quella femminile, nasce da
un’innegabile realtà: non se ne parla. Per curiosità e per
lavoro mi capita sovente di parlare di sesso, sia con i colleghi,
psicologi e sessuologi, sia con gli amici e i conoscenti. Le persone
ci pongono spesso domande riguardo ad argomenti quali
l’omosessualità, le perversioni, sentono il bisogno di essere
rassicurate rispetto alla “normalità” della loro vita sessuale,
si interrogano su come educare i figli in tal senso. Di sesso e
sessualità si parla molto, moltissimo, anche troppo. Ma di
masturbazione, non c’è verso, non se ne parla. Anzi è
sufficiente che venga pronunciata soltanto la parola per far calare
un imbarazzante, comune silenzio.
Perchè? perchè una spessa cortina di reticenza avvolge quella che,
da sempre, è la pratica sessuale più diffusa al mondo, quella che,
per la stragrande maggioranza di noi, ha rappresentato la prima
esperienza sessuale, l’elemento fondamentale della sessualità,
indispensabile alla sua maturazione e alla sua piena realizzazione?
Non pretendo, in questo breve elaborato, di rispondere in modo
esaustivo ad un interrogativo così complesso. Tuttavia mi
riprometto di approfondire la questione sotto diversi aspetti e,
soprattutto, mi auguro di stimolare nel lettore ulteriori curiosità
ed un rinnovato interesse per l’autoerotismo.
Cosa significa masturbarsi?
Masturbare deriva dal latino manu stuprare che vuol dire
violare o anche sporcare con la mano. In senso stretto questo verbo
si usa, ancora oggi, riferendosi alla stimolazione manuale dei
propri genitali finalizzata all’autosoddisfacimento erotico. Ma,
nella realtà, esso è utilizzato in senso molto più ampio per
tutta una serie di pratiche anche diverse tra loro, tra queste:
• Manipolazione del proprio seno, dell’ano e/o di altre parti
del corpo. In alcuni casi viene praticata anche la penetrazione
anale con le proprie dita o altri oggetti.
• Stimolazione orale dei propri seni o genitali con la propria
bocca.
• Masturbazione mediante pressione delle cosce senza l’uso delle
mani.
• Masturbazione mediante strofinamento dei genitali contro mobili
e oggetti vari.
• Masturbazione mediante strumenti di piacere (più diffuso tra le
donne che tra gli uomini).
• Masturbazione reciproca tra partners etero o omosessuali, quale
preludio, postludio o sostituto del coito.
• Masturbazione mediante autosoddisfacimento intellettuale.
Demonizzazione e censura
Nel 1758 Samuel Tissot, un medico svizzero, scrive “Dell’Onanismo
o Delle malattie prodotte dalla masturbazione” e con questo
trattato inaugura duecento anni di oscurantismo e colpevolizzazione
del sesso nella sua forma più naturale, intima, necessaria: la
masturbazione. In realtà già nel 1710 era stato pubblicato un
opuscolo anonimo intitolato “Onania o il Peccato infame della
sozzura di sè e tutte le sue spaventose conseguenze nei due sessi,
con consigli morali e fisici rivolti a coloro che han già derivato
pregiudizio da questa abominevole abitudine” , attribuito
dallo stesso Tissot ad un certo Dott. Bekkers. Tuttavia è solo
nella seconda metà del diciottesimo secolo che l’Europa medica
adotta una posizione unanime di condanna della masturbazione,
sostenuta dalla morale cristiana altrettanto accanita nei confronti
del peccato carnale. Medici e teologi parlano con un’unica voce
per fustigare il vizio solitario. Si diffondono così una serie di
false credenze le cui disastrose conseguenze sono visibili ancora
oggi (basta dare un’occhiata alle domande che, sui giornali o su
internet, gli adolescenti e i giovani pongono all’esperto sui
fantasmatici effetti collaterali dell’autoerotismo). Chi si
abbandona a questa pratica lasciva rischierà di sviluppare, secondo
gli studiosi dell’epoca, i seguenti sintomi: letargia, tremori,
deperimento, noia, tristezza, stanchezza, agitazione, insonnia,
tosse, vomito, prurito, pallore, abbassamento della vista (fino alla
cecità), acne, alitosi. Masturbarsi, a lungo andare, può portare
alla follia, alla perversione, nei casi più estremi alla morte.
Ma le ammonizioni verbali e lo spettro della degradazione non sono
sufficienti a scoraggiare i “delinquenti del sesso”. Vengono così
adottati una serie di rimedi tra cui, in primis, la sacra
confessione, unico antidoto al senso di colpa, ma anche pozioni,
unguenti, medicazioni, calmanti, antispasmodici, narcotici,
ipnotici, sonniferi. Si ricorre spesso a delle vere e proprie
mortificazioni corporali quali cinture di castità per le ragazze più
“irrequiete”, anelli penici muniti di punte erettili pronte a
ricacciare anche solo un principio d’erezione notturna; il Dott.
Lafond inventa il corsetto anti-onanismo, una fasciatura aderente
destinata ad impedire qualsiasi toccamento. Tra i sistemi estremi
troviamo anche la castrazione, la clitoridectomia, la
cauterizzazione della zona genitale mediante ferro rovente o
elettricità, oppure, ancora, la resezione dei nervi interni.
Diverse ipotesi sono state avanzate per dar ragione di una così
cruenta persecuzione. Secondo alcuni autori è la scoperta dello
spermatozoo da parte di Leeuwenhoek nel 1677 a stravolgere la morale
del tempo: la masturbazione diventa un crimine sessuale che,
attraverso l’inutile perdita di seme, mina la preservazione della
vita. Altri spiegano le ragioni di questa furia repressiva come
intensificazione del controllo sugli “istinti”, resa necessaria
dall’evoluzione di costumi sessuali eccessivamente libertini
(parliamo dei secoli diciottesimo e diciannovesimo). La donna che
pratica l’amore solitario, nello specifico, è pericolosa perchè,
in un certo senso, indipendente. E’ una donna che possiede le
prerogative dell’uomo, l’iniziativa, la ricerca del piacere, in
definitiva una minaccia per la società, per la stabilità dei
valori morali e dei ruoli sessuali.
Quali che siano stati i focolai di questa caccia alle streghe, essa
ha avuto un’eco tale da far sì che la masturbazione sia, ancora
oggi, il tabù più solido della morale sessuale occidentale.
La masturbazione come strumento di piacere e conoscenza
E’ dunque necessario affermare, con grande chiarezza, che
masturbarsi non solo è lecito e normale ma, addirittura,
auspicabile. Masturbarsi è naturale sia per gli uomini che per le
donne, tanto che di autoerotismo, in senso lato, si può parlare
anche riferendosi alla primissima infanzia: il bambino comincia a
prendere coscienza di sé e della propria corporeità nei primi mesi
di vita toccandosi, esplorandosi. Le attenzioni della madre (baci,
abbracci, carezze) naturalmente lo gratificano, ma pian piano egli
sviluppa una certa indipendenza anche in questo senso. Gli organi
genitali sono incredibilmente sensibili al tatto, e questa realtà
precede qualsiasi consapevolezza relativa al sesso, alla cultura, al
moralismo, all’identità sessuale e all’etica. I problemi
nascono, solitamente, quando il piccolo incontra la disapprovazione
dei genitori. Tuttavia, a riprova della “naturalità e
fisiologicità” dell’atto, con la pubertà e con l’adolescenza
essa non viene abbandonata, anzi è proprio a questo punto che si può
parlare di masturbazione vera e propria.
Praticare l’autoerotismo, nei giovanissimi in modo particolare,
aiuta a mitigare le tensioni sessuali, ma è anche un meraviglioso
strumento di conoscenza del proprio corpo e delle proprie sensazioni
erotiche. E’ una tappa fondamentale ed irrinunciabile della
maturazione individuale. Per molti, uomini e donne, rappresenta una
vera e propria “dimensione parallela” e assolutamente privata
nella quale vengono vissute inconfessate fantasie erotiche. E’
bene specificare, inoltre che, al contrario di quanto molti credono,
la masturbazione non è un surrogato del coito, può anzi aiutare a
migliorare la vita sessuale a due. Anche l’autostima riceve dei
benefici dall’amore solitario se questo viene vissuto come uno dei
tanti modi che si hanno a disposizione, o si possono apprendere, per
prendersi cura di sé.
La masturbazione è una tecnica manuale di ottenimento
dell’orgasmo, solitaria o di coppia. Come prototipo della
sessualità, essa ha permesso numerosi progressi scientifici e
tecnici. Pensiamo, solo per fare un esempio, all’importantissima
ricerca svolta da Masters e Johnson sulla realtà fisiologica della
sessualità umana, una ricerca condotta attraverso l’osservazione
di migliaia di orgasmi innescati mediante masturbazione. Anche la
fecondazione in vitro, efficace trattamento per alcune forme di
sterilità, utilizza sperma ottenuto attraverso l’atto
masturbatorio. Infine, le nuove terapie sessuali per il trattamento
dell’anorgasmia femminile, prevedono una sorta di rieducazione
che, partendo dalla consultazione di atlanti di anatomia, passa per
l’utilizzo di uno specchio (mezzo attraverso cui la vulva può
essere osservata chiaramente dalla donna), fino ad arrivare all’autoesplorazione
manuale degli organi genitali per scoprire le zone più sensibili,
il tipo di pressione gradita, il ritmo da mantenere
nell’esercitarla, ecc.
Negli uomini, sul piano fisiologico, la masturbazione favorisce il
ricambio degli spermatozoi migliorando le capacità fecondanti del
liquido seminale e mantenendo attivo il riflesso eiaculatorio
coitale, sia sul versante neurologico-percettivo che su quello
dell’efficienza vascolare.
Gli psicologi californiani Abramson e Mosher hanno condotto due
ricerche su due gruppi diversi di volontari invitatandoli a leggere
letteratura erotica e ad assistere a film sessuali espliciti. I
risultati di tali ricerche mostrano che coloro i quali hanno un
atteggiamento negativo verso la masturbazione si sentono
maggiormente in colpa nell´assistere alla proiezione dei film,
hanno avuto meno esperienze sessuali, hanno maggiori problemi di
fronte al sesso e sono persino meno informati sulla contraccezione.
Questi autori hanno potuto anche determinare, mediante un´analisi
termografica, che i soggetti con attitudine negativa verso la
masturbazione hanno una vasocongestione pelvica, una volta esposti a
stimoli erotici, più scarsa rispetto a chi ha attitudini positive.
Questo dato, evidentemente, pone il buon rapporto con la
masturbazione come un fattore predittivo importante verso una buona
sessualità.
L’autoerotismo femminile
La forma più diffusa di masturbazione femminile è la stimolazione
manuale del clitoride, del monte di Venere e/o delle labbra vaginali
mediante sfregamento, più o meno lieve, o pressione. Poiché molto
sensibile, raramente il glande del clitoride viene sollecitato in
modo diretto.
Per questa pratica solitamente si usano le dita centrali della mano
e ci si mette in posizione supina. Tuttavia molte
bambine-adolescenti scoprono il piacere dell’autoerotismo a letto,
in modo assolutamente naturale. Si strofinano ritmicamente contro il
materasso fino ad arrivare all’orgasmo, e poi conservano tale
modalità anche in età adulta, mantenendo la posizione prona. Una
percentuale minore di donne trae piacere dallo sfregamento della
zona vulvare-clitoridea contro un oggetto morbido come ad esempio un
cuscino, oppure un mucchio di vestiti, un lenzuolo arricciato, può
utilizzare anche velluto, pelliccia o seta. A volte si tratta di
oggetti più duri come l’angolo di un lavandino o la testiera del
letto. Altre ancora si masturbano attraverso la pressione ritmica
delle cosce tra di loro. E’ probabile che le donne che riescono ad
arrivare all’orgasmo in questo modo, presentino una notevole
sensibilità delle terminazioni nervose che collegano il clitoride
con i nervi della parte alta delle cosce. Masturbarsi in questo modo
non comporta movimenti o gesti troppo visibili, per cui lo si può
fare ovunque, si può stare sedute, distese o in piedi.
Infine ci sono delle donne che utilizzano il massaggio idrico,
stimolano cioè i propri genitali con un getto d’acqua di cui
possono modulare pressione e temperatura.
Al contrario di quanto una consistente percentuale di uomini
ritiene, sono poche le donne che si servono esclusivamente della
penetrazione per ottenere il piacere, ed un numero altrettanto
esiguo la pratica solo occasionalmente.
L’autoerotismo maschile
E’ vero, gli uomini praticano l’autoerotismo più delle donne,
sia in termini di percentuale che di frequenza. La maggior incidenza
dell’attività masturbatoria nel sesso maschile non può essere, a
mio avviso, semplicisticamente ricondotta ad una differenza di
quantità e/o qualità del desiderio sessuale fra i due generi. Tale
componente va certamente considerata, tuttavia ritengo che
l’incidenza di cui sopra sia legata ad una serie di fattori, tra
cui: la maggior facilità di approccio genitale di cui dispongono i
maschi ( il pene è molto più visibile e facilmente
“raggiungibile” della vulva), il nostro (inteso, di uomini e
donne) retroterra culturale, morale, religioso, l’educazione
ricevuta in famiglia, il rapporto che in generale abbiamo con il
piacere e, in particolare, con il nostro corpo. Tra gli adolescenti
maschi, inoltre, non è affatto raro che si parli di masturbazione e
si apprenda la pratica della stessa per imitazione più o meno
diretta. Tra le adolescenti è molto più difficile che ciò accada,
non esiste questa sorta di “tradizione”, di insegnamento che
viene tramandato.
Ma passiamo alle modalità vere e proprie con cui si realizza
l’autoerotismo maschile.
La maggior parte degli uomini si masturba facendo scorrere, con un
movimento ritmico, la mano chiusa a pugno lungo il corpo del pene;
quasi sempre tale movimento coinvolge la pelle del prepuzio e si
concentra sulla parte superiore dell’asta. Qualcuno limita il
massaggio erotico (o sfregamento, a seconda della pressione
esercitata) al frenulo, una zona lievemente protuberante e molto
sensibile posta immediatamente sotto il glande, sulla parte
inferiore del pene.
La tipica masturbazione maschile inizia con un movimento
relativamente lento e deliberato. Man mano che l’eccitazione
aumenta, aumenta anche il ritmo del movimento e, poco prima
dell’orgasmo, la stimolazione diventa molto rapida. Durante
l’eiaculazione, cioè durante la fuoriuscita di sperma
dall’uretra, alcuni uomini preferiscono rallentare gradualmente il
ritmo, altri stringono il pene con fermezza, altri ancora
interrompono repentinamente qualunque movimento.
Una percentuale tutto sommato limitata degli appartenenti al genere
maschile usa sfregare il pene contro un oggetto morbido, un’altra,
altrettanto esigua, lo inserisce nel collo di una bottiglia, nella
creta modellata o anche in una bistecca arrotolata come per simulare
il coito.
Le statistiche rivelano, inoltre, una forma rara di masturbazione
maschile, praticata da due o tre uomini su mille, che consiste
nell’autostimolazione orale dei propri genitali o nell’
inserimento, talvolta pericoloso, di oggetti nell’uretra o
nell’ano. Quasi mai i maschi si toccano o accarezzano i capezzoli
durante l’atto masturbatorio.
Conclusioni
Mi auguro, con questo piccolo contributo, di aver chiarito al
lettore qualche dubbio relativo alla masturbazione, di aver
stimolato in lui nuove curiosità, e di avergli trasmesso il mio
entusiasmo per la forma di sessualità che, forse, più di tutte
appartiene al genere umano e che, come tale, non può essere
ulteriormente trascurata