Relazioni di Romano Madera
Basta un attimo solo per rendere la vita degna di essere vissuta. Non un attimo di piacere isolato, ma un attimo capace di imprimere un senso, di regalare una prospettiva. Ci sono istanti che non passano, forti e pregnanti al punto da non essere eliminati: sono centri di luce. Nella vita ce ne sono, come i momenti di commozione, o di illuminazione intellettuale, o di riconoscimento del dolore. Ricordate il film La storia del cammello che piange, dove una cammella, per il troppo dolore provato durante il parto, non riconosce il suo piccolo? La musica, il suono di un violino, la fa commuovere e avvicinare al cucciolo, finalmente riconosciuto e accolto? Questo riconoscimento dell'altro ci è necessario anche soltanto a sopravvivere. E a vivere. Due persone che si commuovono, si "muovono con": e per accettare il dolore, a volte basta che un altro lo riconosca. Sono momenti fondamentali nella vita, anche se dolorosi, anche se le persone li fuggono. Questi momenti perfetti, attimi che ci cambiano, sono senza "ego", nel senso buddista: ovvero senza egoismo, ma non senza consapevolezza.
Ricordo la prima volta che lessi il verso di Keats: "qualcosa
di bello è una gioia per sempre". Avevo 16 anni e rimasi
fulminato.
Un verso che segna per sempre un amore adolescente o maturo, la
gioia di un momento estatico dentro il tempo immobile di un
pomeriggio estivo, l'accendersi di una intuizione improvvisa.
Passarono molti anni prima che trovassi il mio orientamento ma
questa frase, ancora oggi, è il centro della mia vita e del mio
pensare. È una frase che, secondo me, racchiude anche il senso
tragico dell'esistenza. Mi ha aiutato a riconoscere che in quella
bellezza, in quell'attimo, c'è un'esperienza che non posso
rinnegare; che resta, indelebile, anche nei momenti in cui sono a
pezzi. Una di queste "gioie per sempre" risale ai miei 16
anni. Ero sdraiato su un prato con un amico, in campagna. Guardavamo
il cielo, e passava un aereo. Niente di più. Assolutamente
semplice. Ma stavamo bene, era un momento perfetto. Keats poi mi
tornò in mente in uno dei primi amori, e da lì in poi quello è
diventato il mio verso-guida. Ci sono tanti attimi presenti che ci
cambiano, ma dobbiamo essere attenti. Spesso, invece, siamo ciechi o
paralizzati o inerti, e non ci accorgiamo di nulla. Bisogna aprire
la testa, gli occhi, il cuore. Solo in questi attimi presenti
possiamo trovare un senso alla vita ed espanderci. Il piacere è un
primo senso, ed è fisiologico, semplicemente. Il piacere, negli
uomini e negli animali, è una direzione naturale, un semplice fatto
etologico. Tutto si complica a causa del fatto, stupendo, che noi
umani possiamo posporre il piacere, calcolare il piacere, scambiare
il piacere. Ma il primo nucleo di senso universale è: noi cerchiamo
il piacere. Ed è un fatto indiscutibile, come una legge della
fisica. Bisogna costruire su questo, in modo intelligente,
riflettendo. E qualche volta è necessario affrontare il dolore per
avere piacere. Dobbiamo educare noi stessi, allenare le virtù, per
riuscire a replicare e costruire il piacere nel mondo che
inventiamo.
Confesso di non essere d'accordo con l'enfasi del "qui e
ora", che è diventato il comandamento universale della vita,
della psicoterapia, del tempo.
Un tempo e una cultura, i nostri, tutti spostati sull'immediatezza.
L'attimo per sempre di Keats non è il "qui e ora" che ci
viene costantemente propinato, poiché gli esseri umani hanno
bisogno di un infinito, di un'eternità in cui trovare un
significato per la propria vita. Oggi, purtroppo, questo attimo si
sovraccarica di ripetizioni scisse l'una dall'altra. Una specie di
schizofrenia seriale di massa. Life is now per comprare un
telefonino oggi e un vestito domani. Al contrario, ogni canzonetta
d'amore ripete continuamente il desiderio che l'attimo trovi la sua
eternità: tu o nessuna mai più, noi per sempre, l'amore infinito
eccetera. Cosa significa? Che cerchiamo un attimo che ci dia la
luce, un attimo per sempre che meriti di farci vivere. Credo in una
vita di attimi se questo attimo è costantemente costruito. Se
stiamo cioè nel presente del presente, nel presente del passato e
nel presente del futuro. Lo si vede anche nelle pratiche di
meditazione, dove ci si sporge sempre sull'orlo di ciò che ci
contiene.
Bisogna sentirsi "qui e ora" ma dentro un
orizzonte: io sono in questo momento. Ma questo momento è il tempo
stesso. Facciamo un esempio: se incontriamo una persona, per una
riunione o per una cena, la incontriamo nell'oggi, nel momento, ma
la viviamo, ne facciamo esperienza, attraverso e grazie a tutte le
esperienze che abbiamo. Quella cena, quella riunione è anche
l'incontro delle nostre esperienze, delle nostre biografie, e questo
ci fa reagire, capire, accogliere, partecipare in maniera diversa.
L'attimo ha senso perché ha una storia. Oggi, invece, nessuno ha
più una storia, ed è terribile. Tutti vengono rapiti da una corsa
insensata: accumulare esperienze, storie d'amore, storie di sesso,
matrimoni, viaggi, case, oggetti, centinaia e migliaia di oggetti. I
media e la società manipolano in maniera molto profonda questa
esigenza degli esseri umani: in un mondo senza eterno, senza
Paradiso, senza Dio, si spingono le persone a un accumulo caotico di
esperienze, di cose, di incontri, di emozioni, di attimi. Oggi si
dice che una cosa è vecchia per dire che fa schifo. Si dice:
un'idea vecchia, un computer vecchio. Vecchio è diventato un
giudizio. Ma chi lo ha detto? "Oggi è un buon giorno per
morire" è un proverbio dei nativi americani. Un proverbio che
spiega perfettamente cosa sia un attimo che ha senso e che contiene
il tempo, ovvero che contiene tutti gli altri attimi della vita.
Oggi è un buon giorno, dice il proverbio, perché oggi è stata una
giornata densa, limpida, serena. Ma è un buon giorno per morire
perché ho avuto tanti altri giorni come questo, e sono sazio della
vita. È un proverbio opposto al nostro tempo, inquieto e ansioso.
Ma come si trova la quiete, oggi che viviamo bombardati di cose e
stimoli e immagini, quella quiete del capo indiano? Io credo che la
si trovi solo con un lungo e faticoso esercizio. Prendiamo un
pianista oppure un atleta. Cosa fanno, e come riescono a farlo in
quel modo? Con l'esercizio. La psicoterapia non è altro che un
lungo esercizio. E così anche trovare la quiete, dare un senso alla
vita. Questo, la filosofia e tutte le religioni antiche lo hanno
sempre saputo benissimo. Ma la sapienza un tempo era condivisa. Il
capo indiano la esprime con tanta chiarezza perché fa parte della
sua cultura, della sua tradizione. Oggi assistiamo invece a un
pensiero e un modo di sentire controcorrente. Che cosa ostacola
maggiormente la capacità di dare senso alla vita e prendere
piacere?
L'idolatria delle cose e
del denaro. Il fatto che non c'è mai tregua se non abbiamo o
viviamo cose diverse.
La ricchezza, il potere, la fama: guarda caso, i tre vizi più
tipici dell'umanità, e anche le tre tentazioni di Gesù.
L'esercizio dell'espansione dell'Io nel cosmo non è una strada
solitaria. Da coloro che fanno meditazione a quelli che praticano il
tai-chi, tante persone cercano una strada verso la quiete e il senso
della vita. In questo caso essere saggi ed essere utili è la stessa
cosa. Bisogna intendersi, naturalmente, sulla parola utili: utili a
che cosa? Si può essere utili anche a costruire le camere a gas. Ma
un saggio che non sia utile a rendere percorribile la vita, a darle
un senso che la renda sopportabile, non è saggio abbastanza. (Testo
raccolto da Carlotta Mismetti Capua)
*Romano Madera è professore ordinario di Filosofia Morale e di
Pratiche Filosofiche all'Università di Milano Bicocca. Fa parte
delle associazioni di psicologia analitica Aipa e Iaap. Ha
pubblicato: L'alchimia ribelle (Palomar di Alternative, 1997),
C.G.Jung. Biografia e teoria (Bruno Mondadori, 1998); L'animale
visionario, (Il Saggiatore, 1999); La filosofia come stile di vita.
Introduzione alle pratiche filosofiche, (con Luigi Tarca, Bruno
Mondadori, 2003) e Il nudo piacere di vivere. La filosofia come
terapia dell'esistenza (Mondadori, 2006). Ha istituito a Milano una
scuola di ascolto filosofico e cura (per info: www.scuolaphilo.it/
philo.html). Il corso di formazione superiore in Analisi biografica
a orientamento filosofico si rivolge a coloro che desiderano
impegnarsi in un modo di vivere filosofico, e ha come obiettivo la
cura dell'altro. Romano Madera partecipa a Torino Spiritualità con
seminari di cura filosofica.