Omaggio a Emma Castelnuovo  

18 marzo 2009

NON SONO LE FIGURE FISSE AD ESSERE INTERESSANTI"

ora, se fosse possibile trarre dal discorso fatto da Emma Castelnuovo durante la prima giornata del Festival della Matematica una sola frase (e vi assicuro che sono stata davvero tentata di trascriverlo tutto!!!), per me sarebbe questa.. sarà che ultimamente sto diventando davvero bravina col Cabrì (un programma di geometria dinamica), ma sono assolutamente d'accordo..

e poi il problema dello spago ormai è un classico!!

[se io tengo uno spago con quattro dita a formare un rettangolo e poi cambio la forma del rettangolo, il perimetro ovviamente è lo stesso, ma l'area? beh, diciamo che il 90% delle persone affermano con certezza che anche l'area rimane uguale.. del resto, se l'altezza aumenta un po' la base diminuisce, quindi...

ecco, invece non è vero per niente! perché come si può facilmente vedere col caso limite posso avere un "rettangolo degenere" (in pratica quando diventa un segmento) di perimetro uguale a quello di partenza ma di area nulla!!!]

BIO: Emma Castelnuovo ha studiato presso l'Istituto di Matematica dell'Università di Roma attualmente intitolato a suo padre, Guido Castelnuovo, importante studioso di Probabilità e "padre fondatore" della scuola italiana di Geometria. Qui si laurea, nel 1936, in Matematica con una tesi di Geometria algebrica. Nel 1938 risulta vincitrice del concorso per insegnare nella scuola secondaria, ma non ottiene la cattedra a causa delle leggi razziali vigenti durante il periodo fascista. Dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944) ottiene la cattedra in una scuola media statale. Nello stesso anno fonda insieme ad altri colleghi l'Istituto Romano di Cultura Matematica..
E' del 1946 un articolo su "Il metodo intuitivo per insegnare la Geometria nel Primo Ciclo della Scuola Secondaria", che lei dice, con particolare orgoglio, di aver pubblicato "senza chiedere il permesso a nessuno" in riferimento al regime subito fino ad allora.

Tra il '71 e il '74 organizza Roma un'esposizione di lavori dei suoi alunni; queste esposizioni daranno vita alle due pubblicazioni: "Documenti di un'esposizione matematica" nel 1972 e "Matematica della realtà" nel 1976. Nel 1993 pubblica il libro di divulgazione "Pentole, ombre e formiche. In viaggio con la Matematica".

(tratto da un'intervista del 2003) A cosa serve oggi per lei la Matematica nella società?

Mi sembra una domanda assurda, perché lo sappiamo benissimo che serve moltissimo, però l’insegnamento della Matematica è rimasto molto arretrato. Non parlo dell’Italia, parlo di tutti i Paesi. Direi che l’Italia, per quello che riguarda l’insegnamento della Matematica nella scuola media è fuori di dubbio all’avanguardia per i programmi del ’79. Il nuovo ministro può fare e dire quello che vuole, ma quei programmi sono ben noti dappertutto perché sono proprio dei programmi – come dire – non specifici, non dettagliati, ma dalle idee larghe. Quindi, mentre a qualcuno, a qualche insegnante, possono rimanere difficili proprio perché non ci sono i dettagli, ad altri, agli insegnanti aperti, riescono belli e interessanti proprio perché sono aperti e uno può insegnare come vuole. L’Italia, dobbiamo tutti riconoscerlo, ha sempre avuto una grande libertà nella scuola secondaria. Abbiamo avuto la libertà, forse anche perché mancano gli ispettori! In tutta la mia carriera forse ne ho visto uno il primo anno. Poi niente, e uno può fare, e infatti l’ho fatto, le pazzie che vuole. Comunque, oggi come oggi, quello su cui si deve insistere a mio avviso è la fantasia che occorre per fare il matematico, perché, con i mezzi formidabili che abbiamo, ci sono tante, a volte troppe, informazioni e bisogna saperle scegliere, e ci vuole anche il posto per l'intuizione e la fantasia del matematico.

Traduzione dell' articolo "Un encuentro special" di Carla Degli Esposti - Madrid, Febbraio 2004

"Io ero una studentessa del terzo anno della facoltà di matematica a Roma, all’istituto Guido Castelnuovo,  è chiaro che sono molto incuriosita da questa “Esposizione” e anche  dal cognome noto dell’insegnante che la organizza: Emma Castelnuovo. Mi chiedo cosa esporranno dei ragazzini di scuola media: forse diranno qualche teorema a memoria, forse faranno una specie di recita davanti a genitori compiaciuti. La mia esperienza scolastica non riesce a suggerirmi altro e decido di  andare a  vedere. E’ passato tanto tempo da quel lontano giorno di maggio, eppure ancora oggi faccio fatica ad esprimere quello che mi è successo quando sono salita al quarto piano della scuola media Tasso e mi sono trovata davanti bambinetti e ragazzi che avevano requisito tutte le aule del piano e mostravano a un  vastissimo pubblico, con grande sicurezza, apparecchiature più o meno semplici costruite da loro. Con  un linguaggio e dei ragionamenti comprensibili spiegavano, anche a illustri professori universitari, ricordo fra i visitatori Lucio Lombardo Radice e Bruno De Finetti, questioni matematiche molto difficili. Si veniva condotti dalla matematica a parlare  di arte, di storia, di economia, di geografia, di fisica, di botanica, di chimica, insomma si sentiva , si percepiva un grande amore per la vita grazie ad una matematica resa accessibile a tutti e legata alla realtà.

E’ stata come una folgorazione! quel giorno ho capito che dovevo rivedere tutto quello che avevo studiato, fino ad allora, con occhi nuovi, ho capito che il pensiero matematico è altro da quell’impostazione rigida alla quale ero stata educata. [...] A capire che fino ad allora ero vissuta di fantasie, che insegnare è una vera arte, che la conoscenza di una disciplina nelle sue forme più alte è fondamentale anche per insegnare alla scuola media, che ci vuole rigore e umanità nel rapporto con gli alunni. Di più ancora: che la matematica può arrivare all’intelletto partendo dalle mani, che si deve usare un linguaggio semplice ma efficace per parlare ai ragazzi, che guardare il mondo con gli occhi della matematica crea vere emozioni".

emma castelnuovo

[Nella foto: Emma Castelnuovo con una delle creazioni dei suoi "ragazzi", un iperboloide di rotazione, realizzato mediante sottili bastoncini di legno]

 

Emma Castelnuovo (Roma, 1913) è una matematica e pedagoga italiana.

Figlia di Guido Castelnuovo (cui è intitolato l'Istituto di matematica alla Sapienza) e nipote di Federigo Enriques, due tra i maggiori matematici italiani del secolo scorso, si può dire che abbia veramente la matematica nel sangue. Si laurea a Roma nel 1936 con una tesi in Geometria algebrica. Al termine degli studi lavora come bibliotecaria nello stesso Istituto.Nel 1938 risulta vincitrice del concorso per insegnare nella scuola secondaria, ma non ottiene la cattedra a causa delle leggi razziali vigenti durante il periodo fascista. Per lo stesso motivo perde il posto di bibliotecaria.

Racconta Emma: "Nel 1938 fu proibito in Italia, ai bambini, ai ragazzi, ai giovani ebrei di frequentare le scuole pubbliche e l’università. E fu proibito, naturalmente, ai professori ebrei di insegnare. Nelle grandi città come Roma, Milano... fu organizzata una scuola ebraica elementare e secondaria. Gli insegnanti erano di ruolo, allontanati dalle scuole pubbliche; io ero fra questi: avevo vinto il concorso nell’agosto del ’38, e avevo perso il posto pochi giorni dopo."

L'invasione tedesca degli anni '43-'44 la costringe alla clandestinità. Dopo la liberazione di Roma (giugno 1944) ottiene la cattedra in una scuola media statale, nella quale insegnerà fino alla fine degli anni 70 . È del 1946 un articolo su "Il metodo intuitivo per insegnare la Geometria nel Primo Ciclo della Scuola Secondaria", con le idee che sviluppa poi nel libro Geometria intuitiva. Dalla prefazione della prima edizione si nota l'assoluta attualità delle sue idee: "obiettivo principale del corso di Geometria intuitiva è suscitare, attraverso l'osservazione dei fatti riguardanti la tecnica, l'arte e la natura, l'interesse dell'alunno per le proprietà fondamentali delle figure geometriche e, con esso, il gusto e l'entusiasmo per la ricerca. Questo gusto non può nascere, credo, se non facendo partecipare l'alunno nel lavoro creativo. È necessario animare la naturale e istintiva curiosità che hanno i ragazzi dagli 11 ai 14 anni accompagnandoli nella scoperta delle verità matematiche, trasmettendo l'idea di averlo fatto per se stessi e, dall'altra parte, far sentire progressivamente la necessità di un ragionamento logico".

Senza grandi proclami, senza alte grida e facili entusiasmi Emma Castelnuovo si è da sempre proposta di far comprendere come si può "vedere con la mente". L’utopia di credere nelle capacità dell’umanità tutta. E sappiamo quanto bisogno abbiamo di utopie.

Nonostante non sia più giovane, questa grande donna è animata da una grande passione che la spinge a non fermarsi nell’intento che da da sempre la accompagna: promuovere e far conoscere la bellezza dell’arte matematica. In pensione da tempo, Emma Castelnuovo, continua attivamente a partecipare a convegni a dibattiti su vari temi inerente la disciplina che ha sposato.

Con grande ammirazione viene da dire, così come abbiamo detto tempo fa a una grande donna della scienza italiana, Rita Levi Montalcini: "Continui così, professoressa..."

"Ho davanti agli occhi l’immagine che della matematica si soleva dare nell’800: la matematica veniva rappresentata come un’immensa costruzione racchiusa entro mura, una costruzione formata da tanti palazzi, più o meno alti, alcuni terminati, alcuni, la maggior parte, ancora in lavorazione, snelli ed armonici gli uni, pesanti gli altri. Questi palazzi non erano isolati: si poteva entrare in ogni casa dal portone di ingresso, ma il più interessante era un sistema di ponti, di passerelle, ballatoi che congiungevano i piani alti con piani bassi di case diverse, intersecandosi, sovrapponendosi. I palazzi rappresentavano i diversi capitoli della matematica: l’algebra, l’analisi, le geometrie… e i ponti indicavano che i vari capitoli non erano isolati."
(E. Castelnuovo, Didattica della matematica)